giovedì 4 luglio 2024

L'Amaca


Giorgia Meloni ha un alibi
DI MICHELE SERRA
Per sciogliere una volta per tutte il dubbio che il suo partito sia in vetrina conservatore, e nel retrobottega (laddove batte il cuore di ogni negozio) fascista, Meloni ha sottomano un’occasione storica: il Salvini.
Più fascista di lui, in Europa, non c’è nessuno, tranne forse nel profondo Est, laddove il comunismo ha lasciato il peggio di sé: l’odio per la democrazia.
Il fascismo, nel Salvini, è un dono naturale. È un fascista in purezza, lo è nei modi, nell’eloquio, nello sbrigativo disprezzo per ogni forma di gentilezza e di ascolto. Il rispetto delle persone da lui difformi deve sembrargli una forma di effeminatezza. Si rende conto, Meloni, che nessun altro leader di destra, in Europa, ha la fortuna di poter dire: ma perché ve la prendete con me? Se è il fascismo, che vi preoccupa, prendetevela con il Salvini. Io sono nel gruppo dei conservatori, io sto con l’Ucraina, lui briga con il peggio dell’estrema destra antieuropeista e filorussa.
È lui che ha candidato Vannacci, mica io.
Non c’è nemmeno bisogno di scomodare Fanpage, tutto è già scritto, tutto già in chiaro, le frasi di Mussolini nei social, la caterva di fascisti e nazisti simpatizzanti, candidati, sodali della Lega del Capitano (ve lo siete già scordato, Savoini?) nel silenzio obbrobrioso e vile dei Fedriga, degli Zaia, dei Giorgetti.
Quelli che non condividono, che sono “per bene”, ma tacciono per comodità.

Invece di espellerli dal suo partito, Meloni inviti i Sieg Heil e le teste calde della Gioventù Nazionale a cambiare ditta. Vadano con il Salvini, che non ha avuto nessun bisogno di Colle Oppio, Atreju e tutti quei faticosi tentativi di darsi una cultura, delle radici, un metodo. Basta una domenica in una curva di stadio. Basta un ordinario disprezzo per gli altri. 

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