sabato 3 aprile 2021

Splendida Ranieri

 

Il partito “riaperturista” contro i virologi esausti
di Daniela Ranieri
“Quanti bambini piccoli ci sono ricoverati?” chiede il giornalista Sallusti all’infettivologo Galli a Otto e mezzo, credendo di essere acuto, sottile, provocatorio. La tesi, lepidissima, è che non occorre chiudere le scuole perché i bambini non muoiono di Covid.
Il professor Galli è stanco, nervoso; fa capire che la giornata in reparto non è stata il massimo. Cerca di contrastare una vulgata che dura da un anno, oggi per lo più salviniana (anche se Salvini è al governo), ieri confindustriale e renziana (anche se Renzi era al governo): bisogna aprire il più possibile, a cominciare dalle scuole, perché i bambini non muoiono e soprattutto perché i genitori devono lavorare. Galli prova a spiegare che i Paesi europei, come la Germania, che hanno tenuto le scuole aperte nell’ultimo mese hanno avuto un balzo nei contagi e adesso devono precipitosamente richiudere tutto, per periodi più lunghi e presumibilmente con maggiori danni all’economia e alla salute mentale dei cittadini. Galli dà per scontato un dato verificato con metodo sperimentale: più i bambini si contagiano, più si fanno vettori del virus presso la popolazione adulta e anziana, più malati gravi e morti in proporzione si hanno, più gli ospedali si saturano, meno si possono curare i malati di altre patologie, più varianti si diffondono, più i vaccini rischiano di diventare inefficaci.
Sallusti insiste: quanti bambini ci sono ricoverati? Come se i bambini poi dormissero a scuola. La risposta ovviamente è “pochissimi”, in genere bambini oncologici o immunodepressi: ma è noioso pensare a loro quando c’è una normalità da riacquistare, denaro da far girare, imprenditori da lisciare con scemenze demagogiche. Il problema è che le mamme stanno a casa a guardare i figli in Dad, dicono. Ma che gliene è mai importato a questa gente delle mamme che non lavorano perché hanno i bambini a casa? Basta guardare i titoli dei loro giornali d’area per intendere quanto rispetto nutrano per le donne. C’è un altro non detto: “Eh, è un peccato che gli anziani e i malati muoiano, ma non possiamo fermare il Paese. Che schiattino, così noi viviamo”. Perché non lo dicono chiaramente? Siamo sicuri che troverebbero adepti: ormai quello dei riaperturisti è un partito a sé, in via di radicalizzazione. Non lo dicono non certo per un residuo di pudore, ma perché mantenere una parvenza di umanità corrobora la posa di essere neoliberisti stando dalla parte del popolo, e non ci si può presentare come tutori dei commercianti, degli albergatori, dei ristoratori etc. se si è esplicitamente degli esimi bastardi. Dovrebbero arrivare a fine ragionamento e confessare che i loro beniamini politici, tutti riaperturisti, sono stati i più grandi affamatori della Sanità pubblica; sono stati quelli che hanno dirottato i soldi pubblici sugli ospedali privati, motivo per cui quando si è presentata una pandemia non siamo stati in grado di fronteggiarla; siamo andati alla guerra con le ciabatte. Ma ci vuole onestà intellettuale per questo.
A questo punto, è la nostra modesta proposta, i virologi seri la smettano di andare in Tv. È un anno che vanno in Tv a dire come stanno le cose, e non ha funzionato. Chi voleva capire ha capito, gli altri sono cause perse. C’è gente che dice che il virus è un’influenza (2 milioni e 800 mila morti nel mondo) o un trucco delle case farmaceutiche, e c’è gente che cavalca queste idiozie per motivi elettorali, purché il mercato si riprenda la sua preminenza sulla vita. Gli slogan dementi “Milano riparte”, “Bergamo non si ferma” (gridati da sindaci di centrosinistra) non nascevano dal nulla: erano espressione di una schietta ideologia darwinista che ha trovato poi, a destra, un fertile terreno pseudo-complottista: le adunate di Salvini-Meloni, il capo della Lega che rifiutava la mascherina in Senato, per tacere di altre scene ingloriose, con medici che proclamavano il virus clinicamente morto ed escludevano la seconda ondata, mentre quell’altro, Renzi, opinava che i morti di Bergamo e Brescia avrebbero voluto riaprire tutto.
Abbiamo visto e sentito di tutto. Storie di lutti e separazioni dolorosissime hanno impunturato le immagini di corpi danzati al Billionaire; lavoratori del turismo si sono contagiati in massa; i padroni hanno finto la cassa integrazione continuando a far lavorare e morire i dipendenti. Chi non ha maturato una coscienza rispetto a questo come potrebbe maturarla ora? I virologi hanno ottenuto l’effetto contrario: sono diventati opinionisti, di quel tipo sgradito a chi ragiona per bias di conferma e vorrebbe solo il via libera per una condotta spensierata. Si sono esposti all’effetto saturazione, appoggiando o non appoggiando le scelte del governo; si sono messi al livello del primo interlocutore grullo o in cattiva fede che passava. Tornino a lavorare autorevolmente, a riparo dalla cagnara, per il sollievo di chi almeno dei medici vorrebbe potersi fidare.

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