venerdì 13 aprile 2018

Leggete di questa vergogna!


Non ci crederei se non fosse Repubblica a pubblicare questa notizia. Un fatto incredibile, una vergogna infinita! Ti chiedono soldi ovunque, sempre, anche per rivedere la salma di un tuo caro scomparso. Un abisso troppo grande per non precipitarvici dentro tutti, assieme al decoro, alla giustizia, alla solidarietà.

La tassa sull’ultimo saluto Nei cimiteri di Roma il commiato costa 200 euro

Giovanna Vitale, roma

«Può un Comune speculare sul dolore delle persone? Può una amministrazione pubblica, deliberatamente, approfittare dello sconforto, della disperazione, della debolezza di chi ha perso una persona cara per spillare soldi? Sì che può. A Roma si può. È quello che ho scoperto portando mia madre al cimitero di Prima Porta».
Fabiana Ranzani è una bella ragazza tra i 40 e i 50. Per tutta la vita ha vissuto in simbiosi con mamma Fabiola, spirata il 29 marzo, nel giorno del suo 89esimo compleanno. « Uno strazio » piange la figlia, « lei per me era tutto: un’amica, una confidente, una complice. Abbiamo sempre condiviso ogni cosa. Fino alle ultime volontà: desiderava essere cremata e io così ho disposto ».
All’indomani del decesso, era venerdì santo, vengono celebrati i funerali e il feretro trasferito nel camposanto alla periferia nord della città, da cui prende il nome, sebbene ufficialmente si chiami Flaminio: è il più grande d’Italia, 140 ettari percorsi da 37 chilometri di strade interne, sulle quali si circola in auto e bus. È qui che sono sepolti alcuni personaggi che hanno fatto la storia del Paese: Enrico Berlinguer e Luigi Comencini, Mennea e Modugno, poi Fanfani, Corrado, Steno, Giuliano Gemma, persino Joaquin Navarro-Valls.
« Purtroppo per bruciare le salme, a Roma, c’è la fila, bisogna aspettare una quindicina di giorni » , riprende Fabiana. « Nell’attesa mamma è stata sistemata in un deposito » . E già questo, non sapere quando potrai dare l’ultimo saluto alla donna che ti ha generato, è fonte di profonda frustrazione. «Dopo circa una settimana, sabato 7 aprile, sono tornata a Prima Porta per avere notizie di quando sarebbe avvenuta la cremazione » , prosegue. « Gli addetti al cimitero mi hanno detto che non si sapeva ancora. Ho chiesto allora di poter vedere, per una volta ancora, il feretro di mia madre. E con mia grande sorpresa mi sono sentita rispondere che per farlo dovevo pagare».
Ma pagare chi? — domanda basita Fabiana. « Il Comune, signora. Esiste un tariffario» replica il custode mostrandole la tabella descrittiva di servizi e prezzi: “Commiato effettuato in giornate successive all’entrata della salma in cimitero, euro 202 più Iva” c’è scritto alla voce che interessa a lei. «Ma fa 250 euro! E per quanto tempo la potrei vedere? » esclama. «Circa 30 minuti», le tre parole che la fanno sobbalzare. La figlia non riesce a crederci: « C’è da vergognarsi! » esplode. « È vero, signora. Noi ci vergogniamo a chiedere questi soldi. Ma così ci ordinano di fare e dobbiamo eseguire », si mortifica il necroforo.
A prescriverlo è la delibera allegata al bilancio di previsione 2017, varata dall’assemblea capitolina il 25 gennaio dell’anno scorso. Funziona così: il feretro viene trasferito in una delle tre Sale del Commiato allestite nei cimiteri del Verano e Prima Porta, dove i congiunti — nei giorni che separano le esequie dalla sepoltura o dalla cremazione — possono far visita al defunto. In 15 mesi solo una decina di persone ne hanno fatto richiesta e pagato la tassa sull’ultimo saluto. «Io invece mi sono rifiutata » , conclude Fabiana, « è un’inaccettabile gabella sul dolore e non avrò pace finché la sindaca non la farà cancellare».


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