martedì 17 aprile 2018

Nelle braccia dell (o)Zio


Quelle giornate in cui non hai veramente voglia di far nulla, se non spudoratamente oziare. Si, proprio quelle in cui ospiti a casa lo (o)Zio insufflante un'insana tediosità, una multicolore arsura del dolce (o amaro) dolce far niente che sfocia, appena passato l'effetto, in un rimorso senza pari per le occasioni gettate al vento, chissà poi se erano occasioni o artificiosi espedienti per sentirti vivo, sarà il tempo a giudicare. 
Ma veniamo alla due giorni di intensa nullità: entro in casa di sabato pomeriggio senza meta, senza obbiettivi, sfiancato dalla ripetitività di una vita a volte, ci rimembro molto ultimamente, tanto copiativa del giorno precedente da farti sembrare, una volta che trovi la forza di voltarti indietro, il passato recente come un unico grande giorno, che se per caso venissi interrogato dalle forze dell'ordine non avrei difficoltà a dire dove mi trovavo alla tal ora  anche lontana mesi. 
Lo (o)Zio Poltrente mi ha accolto nelle sue adipose braccia, suggerendomi la resa difronte a scampoli di frizzante organizzazione giornaliera. 
Alzando bandiera bianca, mi sono gettato sul divano snocciolando sport, spezzoni di film, letture incomplete, pensieri ondivaghi sciolti al calore del pigro latente. 
Le ore passavano, avanzavano le tenebre ed il mio ego, intorpidito oltre ogni limite, era proteso ad inventare scuse, rivelatesi in seguito via maestra, per il proseguo dell'inefficienza più totale, larvale. 
Godevo della pulitrice meccanica spazzolante ogni velleità di movimento, ogni concetto di ricerca di una socialità, colonna portante dell'agire. 
Una volta superato l'ora decente per cercare al cellulare qualcuno, una pace infingarda m'avviluppò consentendo l'uscita subitanea di sensazioni umorali portanti, quali la decenza e il rispetto di sé. 
La notte, affollata di sogni, mi ha insufflato consiglio consentendomi nell'alba della domenica, di progettare una prosecuzione nell'evitare fatiche e voglie, a quel momento insane. 
Lettura, sviolinate sul web, letarghi inframmezzati da sussulti ridotti ad inezia, comparsa di flebile depressione, domande universali alla "chi siamo, dove andiamo?"
Un brodo primordiale, l'esatto contrario di ciò che si dovrebbe fare per non sopprimersi oltremodo. E poi calcio, calcio, telefilm, tenui inviti al movimento subito repressi dalla comodità, affievolente e sopprimente la bellezza del tempo. 
Tristezza nel pomeriggio festivo, travisata e trasformata in benessere, effimero come lo scivolare verso sera con nulla in mano, se non il telecomando. 
E a sera, quando lo (o)Zio ha lasciato la casa è rimasta una sensazione di vuoto totale, che a ben vedere era già presente nel primo incontro, camuffata ad arte dallo stesso in benessere, vulgo dolce far niente!  

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