giovedì 2 gennaio 2025

A volte s'impara!

 


Quel “filibustiere” di Churchill, padre dei nostri disastri

di Angelo d’Orsi

Nell’ultimo mezzo secolo, l’Inghilterra ha prodotto leader che ne hanno davvero combinate di tutti i colori, convinti che il loro Paese fosse l’erede dell’Impero britannico, che ne avesse ricevuto in retaggio la potenza, sorretti dalla indefettibile amicizia-sudditanza ai cugini di Washington. E proprio come negli Stati Uniti, la differenza tra i liberali e i conservatori, tra whigs e tories, è andata sfumando fino a diventare impercettibile. I primi ministri che si sono succeduti sono, all’esame obiettivo della storia, a dir poco imbarazzanti: quello attuale è un certo Starmer, un buonuomo che annaspa tra Interni ed Esteri, ma non fa un passo senza il consenso del vecchio Joe (Biden) e ha sostituito l’iper-conservatore Sunak, venuto dopo la reazionaria Liz Truss, una donna che era oltre una perenne crisi di nervi (dichiarò che sarebbe stata orgogliosa di pigiare il bottone che avrebbe scatenato la guerra atomica con Putin), e prima ancora il grottesco Boris Johnson, al cui “merito” va ascritto, oltre che la disastrosa Brexit, il confitto in Ucraina (essendo colui che cancellò con un tratto di penna le intese russo-ucraine, su diktat Usa), preceduto da altri due conservatori come Teresa May e David Cameron che non hanno praticamente lasciato traccia come il predecessore laburista David Brown. E si arriva, andando a ritroso, al finto-progressista Tony Blair, che ha imperversato un intero decennio, mandando in brodo di giuggiole i finto-progressisti de noantri, e ancora oggi viene esaltato, lui genio maligno di tutte le guerre degli anni 90 e 2000, colui che dichiarò con encomiabile faccia tosta che quella del Kosovo del 1999 era “la lotta del bene (noi) contro il male (loro)”. Tutti costoro, pur nelle differenze, a ben vedere sono figli, nipoti e pronipoti di colui che ancora oggi viene considerato il padre della patria britannica, colui che l’ha difesa contro nazismo e comunismo, che ha mobilitato la Resistenza contro i bombardamenti tedeschi negli anni 40 e che è venuto a patti con Stalin, dopo aver espresso fin dal 1917 il desiderio e la necessità di “strozzare nella culla” il bambino comunista (frase sua). Alludo a Winston Churchill, naturalmente, che noi europei occidentali consideriamo uno dei “Grandi” della storia ma che visto da vicino si rivela la quintessenza del filibusterismo anglosassone: non a caso la sua erede diretta e dichiarata è Margareth Thatcher, ed è detto tutto. Ci aiuta ora a ripercorrerne la vita e l’opera Tariq Alì, un analista geopolitico versato in molti campi, dalla letteratura alla storiografia. Il suo libro (Vita e malefatte di Winston Churchill, Derive Approdi), oltre a essere ricco di analisi acute e spiazzanti, è da leggersi dilettevolmente e utilmente: straripante di notizie e suggestioni stimolanti, espresse con tono efficacemente sarcastico.

Il mondo intero, secondo le prospettive dell’Impero britannico, fu il terreno d’azione di questo avventuriero della politica, le cui azioni l’autore colloca nel quadro della classe dirigente liberale internazionale, pronta a qualsiasi transazione sui principi, pur di trionfare, a scapito di moralità e diritto. Una conferma giunge da quelli che possiamo chiamare gramscianamente “gruppi subalterni” che Alì porta alla ribalta nella narrazione, dalla Manica all’Atlantico, dal Pacifico all’Oceano Indiano, uomini e donne che lottavano contro l’imperialismo, il colonialismo e il razzismo, tre categorie di cui Churchill fu capofila indiscusso. Sicché lo vediamo vantare la superiorità maschile irridendo le suffragette, reprimere con ferocia la rivolta dei minatori, autorizzare i gas asfissianti contro i popoli “incivili”, ammirare Mussolini, favorire l’ascesa del golpista Franco in Spagna, opporsi agli sviluppi progressisti della lotta di liberazione in Italia, provocare la morte di centinaia di migliaia di persone in Kenya o in India, in base alla teoria dell’inferiorità razziale di neri e asiatici, che si opponeva a ogni idea di “ibridazione” tra gli europei bianchi, cristiani, anglosassoni e “gli altri”. Un mondo quello di questo “servitore dell’Impero” che ha preparato i disastri odierni.

Nessun commento:

Posta un commento