Per un’Europa dei ghiacci
DI MICHELE SERRA
Sono tra le poche popolazioni indigene dell’emisfero occidentale che l’uomo bianco, nella sua feroce intraprendenza, non è riuscito a distruggere o assimilare del tutto.
Trump, che come usano gli autocrati patologici è convinto che tutti debbano amarlo e onorarlo, con le buone o con le cattive, vorrebbe comperarli oppure invaderli (lascia aperte le due opzioni: è un vero democratico) ma in un sondaggio la quasi totalità di quel piccolo popolo dice di no. Non vogliono diventare americani.
A causa delle tante bizzarrie dell’assetto post-coloniale, la Groenlandia è territorio danese (contea d’Oltremare). Si capisce che la piccola Danimarca, per quanto benestante, da sola faticherebbe non poco a fronteggiare l’America. Sarà dunque l’Unione Europea a doversi occupare, per forza di cose, della questione. E dunque, perché non fare un passo più in là e trasformare la Groenlandia in “territorio europeo”, sotto l’amministrazione diretta dell’Unione? Forse è un’idea balorda, non so neppure come articolarla tecnicamente (protettorato europeo? Territorio transnazionale direttamente amministrato dall’Unione?), ma se il civilissimo Regno di Danimarca cogliesse l’occasione, dando storico e inatteso impulso al processo di unificazione europea, non sarebbe bello, sorprendente e importante? Cedere sovranità a istituzioni transnazionali (l’Unione Europea ne è l’emblema) è la sfida del Terzo Millennio contro l’orco sovranista. Così da mettere in chiaro che Trump non ha come controparte la Danimarca, ma l’Europa nel suo insieme.
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