Il Bambino Salvini
di Michele Serra
Se il ministro dei Trasporti fosse riconducibile alla serietà dal governo che se lo porta in seno, si guarderebbe bene dal giustificare i problemi delle Ferrovie di Stato con la teoria del sabotaggio. Come è facilmente deducibile dalle cronache, nonché dall’attività degli inquirenti, solo alcuni dei frequenti inciampi del sistema su rotaie sono imputabili con certezza al sabotaggio dei gruppuscoli detti anarcoinsurrezionalisti. Il resto, ovvero il grosso del problema, si chiama: guasto, insufficienza delle infrastrutture, carenza di manutenzione.
La circostanza non rende meno grave l’intenzione criminale di chi, per sue private pulsioni spacciate per atto politico rivoluzionario, colpisce la collettività. Ma che dire di un potere politico che, per giustificarsi, imputa a quattro gatti arrabbiati il totale del problema in essere? Non sarebbe più realistico, più onesto, più accettabile, e infine anche più produttivo dire: abbiamo un problema, il problema non è imputabile solamente a questa amministrazione ma questa amministrazione ha il dovere di impegnarsi per risolverlo? Ci scusiamo per il disagio, stiamo lavorando per voi?
Che male ci sarebbe nella pratica di un normale, pragmatico esercizio di responsabilità politica? È sempre colpa degli altri, per il bambino Salvini? E se la colpa degli altri fosse solo un alibi per non diventare adulti, condizione che imputa l’accettazione delle proprie responsabilità sociali? Quanto costerebbe, al Salvini, mettersi al lavoro piuttosto che collezionare alibi?
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