martedì 28 gennaio 2025

Bin Sala Bin

 

Bin Melon
di Marco Travaglio
Giorgia Meloni ha sia ragione sia torto quando afferma che la sua visita a Bin Salman, con tanto di pranzo al sacco nella tenda del tiranno saudita, “non è in contraddizione con quello che dicevo ieri”. Ha ragione perché, quando accusava il regime di Mbs di fiancheggiare il terrorismo, di mandare al patibolo la gente anche per apostasia e adulterio e di aver fatto ammazzare Khashoggi, lo faceva per polemizzare con la Figc che porta le finali a Riad e col noto senatore che prende soldi da quella bella gente. Una cosa è una premier che firma accordi commerciali per far guadagnare le imprese, tutt’altra è un ex premier genuflesso a MbS per rimpinguare il proprio conto in banca. Del resto nessuno tacciò di incoerenza Draghi che prima diede del “dittatore” a Erdogan, poi andò a riverirlo con mezzo governo per firmare accordi commerciali. Semmai la Meloni poteva limitarsi a siglare il patto in una sede ufficiale, evitando i sorrisetti e le moine al figuro sotto la tenda. Però ha torto quando mette sullo stesso piano gli “accordi per investimenti” e quelli “per energia e difesa”. Un conto è favorire le partnership estere della nostra economia. Un altro è vendere armi a un regime che porta su di sé anche il sangue di centinaia di migliaia di vittime della guerra civile in Yemen, combattuta per procura da Riad e Teheran. Infatti nel 2021 il governo Conte-2 bloccò le esportazioni di armi, poi Draghi e Meloni ripresero le forniture. Quanto all’energia, bisogna intendersi una volta per tutte: se anche per quella pecunia non olet e si va da chi fa il prezzo migliore, a prescindere dal tasso di democraticità del suo governo, delle due l’una: o la Meloni ci spiega la differenza fra i regimi della Russia e dell’Arabia Saudita (che fra l’altro dominano l’Opec+); oppure fa fronte comune con Orbán, Fico&C., la pianta di sostenere le sanzioni europee a Mosca (che peraltro contestava dopo l’annessione della Crimea), tantopiù ora che l’“amico” Zelensky ha chiuso pure i rubinetti del gasdotto russo sotto l’Ucraina, e ricomincia a comprare il gas russo al posto di quello di altre autocrazie e del Gnl americano. Che costa il quadruplo, inquina molto di più e ci tocca pure rigassificarlo con altri danni all’ambiente.
In ogni caso è una buona notizia che la premier si ponga per la prima volta il problema della coerenza fra ciò che diceva dall’opposizione e ciò che fa al governo. Se continua, dovrà spiegare perché ha cambiato idea su Patto di stabilità Ue, Von der Leyen, Israele e palestinesi, privatizzazioni con fondi esteri, Via della Seta, Superbonus, extraprofitti, limiti al contante, legge Fornero, accise, bollette, rendite catastali, trivelle, Tap, separazione delle carriere, dimissioni di tutti i ministri inquisiti (e non) tranne ovviamente i suoi. Attendiamo fiduciosi.

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