Quel miracolo alla rovescia per il “San Giovanni di Dio”
FIRENZE SVENDE L’ANTICO OSPEDALE - E sono “di sinistra” Una giunta comunale a guida Pd d’accordo con una regionale dello stesso colore regalano al privato una fetta pregiata di città pubblica
DI TOMASO MONTANARI
I più affezionati lettori di questa rubrica ricorderanno forse il caso dell’antico ospedale fiorentino di San Giovanni di Dio, di cui parlai nello scorso gennaio. Sono 10.000 metri quadri monumentali in pieno centro, arrivati in proprietà pubblica per volontà di un fondatore trecentesco e legati in perpetuo a una funzione di cura. Un luogo da cui la cura, tuttavia, è stata espulsa in seguito allo spopolamento del centro di Firenze: che continua a spopolarsi ancora perché non ha più servizi e (anche) luoghi di cura, in un circolo vizioso distruttivo che nessuno pare voler vedere, e fermare. Ebbene, allora uscì la notizia della messa in vendita a privati di questo “ben di Dio”, ma essendo in piena campagna elettorale la giunta scadente di Dario Nardella giurò e spergiurò che la destinazione imposta agli acquirenti privati sarebbe stata quella del social housing, cioè di una residenza non di lusso, ma a prezzi accessibili. Non le case popolari di cui ci sarebbe bisogno come il pane, ma nemmeno un resort a dodici stelle, come sempre più spesso a Firenze (come a Venezia, e altrove).
Ora, ecco la decisione della subentrata giunta (nuova ma scadentissima) di Sara Funaro: senza i voti dei fidi alleati di Avs (però si guardano bene dall’uscire dalla maggioranza), viene bocciato un ordine del giorno di Firenze Democratica (la lista di centrosinistra guidata dall’ex assessora Cecilia Del Re, passata all’opposizione) che avrebbe impegnato il Comune a chiedere alla Regione Toscana di non privatizzare l’ospedale, e di destinarlo integralmente a una funzione pubblica. E, beffa nella beffa, il social housing ci sarà solo per il 20% dell’immobile, e solo per 20 anni. Riassumiamo: una giunta comunale “di sinistra” d’accordo con una giunta regionale “di sinistra” regalano al mercato, al privato, alla rendita una fetta pregiatissima di città pubblica, sostanzialmente senza alcun vincolo rilevante. Facendo un doppio, gravissimo, danno: espellere dalla proprietà pubblica un bene che per storia e vocazione ne era parte integrante, e perdere un’occasione storica per fare qualcosa di concreto contro il declino di Firenze come città.
Questa non è politica: non c’è una visione, non c’è un’etica, non c’è un progetto. Non c’è nulla di nulla: se non l’idea che “privato è bello” e che “pubblico è finito”. Le grandi domande sulla vittoria di Trump, su quella delle destre estreme in Europa, sulla strategia dell’opposizione in Italia, sui campi di varia metratura e sulle alleanze e le solitudini: tutto alla fine si riduce a questo. Da quanto non abbiamo più, sulle due sponde dell’Oceano, una sinistra di governo capace di fare cose davvero di sinistra? Che poi in Italia sarebbero le cose della Costituzione: mettere l’interesse pubblico prima di quello privato; governare le città in base al lavoro e non alla rendita; non permettere che i beni comuni (come la cura, la salute, il patrimonio culturale, l’arte e la bellezza) vengano privatizzati e sottratti ai più poveri. Sicuramente c’è un tema di comunicazione, social media, personale politico: ma come possiamo non parlare mai delle politiche, delle scelte, delle strategie, delle gerarchie di valori? Una sinistra che riesce a perdere le elezioni in una Liguria dove hanno arrestato il presidente della destra, come fa a interrogarsi sulle alleanze che avrebbero apportato lo zero virgola, invece di chiedersi perché metà dei liguri non pensi più che la politica li riguardi? A Firenze l’età media elevata, un residuo benessere e una cultura ancora un po’ diffusa hanno per ora impedito il passaggio alla destra: ma quanto ci vorrà, a forza di decisioni come questa scellerata sul San Giovanni di Dio, perché ci si convinca che in fondo non c’è differenza di politica, almeno sul tema cruciale della distribuzione della ricchezza? E non solo su quello. L’attuale assessore “alla sicurezza” della giunta Funaro ha incontrato, a favore di taccuini, un suo storico predecessore, detto simpaticamente “lo sceriffo” per aver innescato le politiche repressive e securitarie a Firenze. È esattamente da qui che nasce l’egemonia culturale della destra: quando la sinistra smette di dire e di pensare che la sicurezza (di tutti, e non solo dei “salvati”) si costruisce con la giustizia sociale, non con la repressione.
Oggi una destra orgogliosamente fascista ha costruito una straordinaria fortuna politica su una imprenditoria della paura che ha radici profonde nel tradimento di quella che continua a chiamare se stessa sinistra, e che continua a fare le stesse politiche. Personalmente, rivendico di aver annullato la scheda del ballottaggio tra Sara Funaro e Eike Schmidt, l’ex pessimo direttore degli Uffizi candidato dagli eredi dei fascisti. Almeno, oggi posso dire che questa ennesima, colossale porcata contro il patrimonio bene comune dei fiorentini viene fatta non in mio nome. Ma che futuro può avere una democrazia in cui l’astensione dal voto appare l’unica possibilità moralmente accettabile?
Nessun commento:
Posta un commento