sabato 20 gennaio 2024

Attorno al ministro macchietta

 

Il partigiano Sangiuliano sui monti della Egemonia
DI DANIELA RANIERI
Le imprese del ministro della cosiddetta Cultura Sangiuliano per imporre l’egemonia culturale di destra non conoscono soste. Dopo l’investitura di Dante quale progenitore di Rampelli e Lollobrigida, l’outing di Gramsci come patrocinatore ante litteram della Nazione meloniana, l’occupazione di tutti i gangli del potere con esegeti di Tolkien (perché piace a Giorgia e a sua sorella) e il tentativo di vendere il Colosseo, Pompei o a scelta l’Arena di Verona ai due miliardari americani Elon Musk e Mark Zuckerberg che erano in cerca di una location a tema antico-romano per battersi a duello, nuovi perigli affronta il prode al fine di edificare la nuova Italia.
Fermato dai cronisti di Piazzapulita, che lui chiama come la piazza de I fatti vostri di Magalli, e richiesto di esprimersi sul suo eventuale antifascismo, il ministro s’è messo tutto impettito davanti ai microfoni e con la consueta prosopopea ha esternato quanto segue: “Se lei avesse un po’ di memoria storica, che non ha, c’è una puntata di Piazza Italia (sic, ndr), in cui Formigli mi domandava che cosa avessi fatto se fossi vissuto in quegli anni”, come se uno che gli fa una domanda dovesse conoscere l’opera omnia delle uscite di Sangiuliano e soprattutto come se questo volesse dire avere “cultura storica”. Ebbene, “io risposi che avrei fatto il partigiano con le brigate di Edgardo Sogno”. Edgardo Sogno, combattente in Spagna coi franchisti, vero partigiano monarchico e anticomunista, ma poi anche massone e piduista, innamorato di fantomatici “golpe bianchi”, come quello del 1974 di cui si vantò (vedi il libro-intervista di Aldo Cazzullo); altro che Gramsci.
Ad abundantiam, il partigiano Gennaro ha aggiunto: “Lei se avesse studiato un po’, dovrebbe sapere che il Parlamento europeo nel 2019 ha approvato una mozione nella quale si dice che il comunismo è pari al nazismo; quindi io dico di essere antifascista, ma lei si sente anticomunista?”. Scacco matto! Tutta l’argomentazione del ministro si regge sulla insensata risoluzione votata in Europa da Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega insieme (garanzia di fregatura) con cui si esortavano gli Stati membri a condannare alla pari nazismo e comunismo, chiamato anche disinvoltamente “stalinismo”.
Naturalmente per Sangiuliano il Parlamento europeo è la Cassazione della Storia, come se non vi avesse seduto anche gente come Borghezio, Salvini e Iva Zanicchi. La risoluzione, pretenziosamente intitolata “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, scaturì nei cuori dei nostri euroignorantidal terrore di veder risorgere copie del comunismo (chissà dove le vedono: la cosa più comunista degli ultimi anni è stata la banda dell’Armata Rossa portata a Sanremo da Toto Cutugno) e un po’ anche del nazifascismo (ma i nazisti ucraini del battaglione Azov sono esentati, anzi, ben vengano). Prova ne è il bando al comunismo che vige nei Paesi dell’Est, che però hanno tutt’altra storia rispetto all’Italia, dove i comunisti, insieme alle altre forze antifasciste, hanno scritto la Costituzione su cui Sangiuliano ha giurato.
Da allora – e per Gennaro ciò è la Bibbia – falce e martello sono equivalenti alla svastica, il pugno chiuso dei proletari all’“heil Hitler!” delle camicie nere, il Manifesto di Marx e Engels al Mein Kampf di Hitler, Terracini a Goebbels, Lenin al dottor Mengele. Ergo, prima di stigmatizzare La Russa che venera busti di Mussolini, auto-denunciatevi se in casa avete una foto di Togliatti.
Comunque, tanto per fugare ogni dubbio sul fatto che egli sia il preclaro esponente di questa destra vanagloriosa e buffa (per dire: anche Lollobrigida lo è, ma non ha la pretesa di essere il nuovo Giovanni Gentile), Sangiuliano, dopo aver diffidato Un giorno da pecora dal prenderlo in giro perché persino “laureato”, avrebbe chiesto alla Commissione di Vigilanza Rai di bastonare i capi struttura che hanno permesso a Virginia Raffaele di fare l’imitazione dell’intoccabile direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, da lui pomposamente nominata “Consigliere per la musica del governo” e della quale non si può dire nemmeno per scherzo che è giunta all’apice della carriera perché di destra e quindi raccomandata, ma è obbligatorio credere che lo sia in quanto incrocio tra Wagner e Clara Schumann.
Tutto per stracciare l’egemonia di sinistra soprattutto nella tv pubblica, dove Sangiuliano era talmente ostracizzato che dirigeva un Tg nazionale; possiamo solo immaginare lo sforzo diuturno di un ministro che, oltre a votare i libri candidati allo Strega senza leggerli, deve inventarsi ogni giorno un’uscita epicamente dannunziana stando in un governo neoliberista la cui capa Meloni taglia la Sanità, toglie il pane di bocca ai poveri, compulsa lo spread e riverisce l’austerità. Poveri arditi intellettuali revanscisti, che vitaccia.

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