Quello che dice la gente
DI MICHELE SERRA
È così importante che un monologo di Paola Cortellesi sul sessismo nelle fiabe sia stato criticato da tot persone sui social? Ed è così necessario che a fare notizia sui giornali (tutti!) non sia il monologo di Cortellesi, ma il susseguente dibattito sui social, senza il quale nessun giornale si sarebbe mai occupato del monologo di Cortellesi, oggi rilevante non perché bello o brutto, ma perché “ne parlano i social”?
Se qualcuno (certo non Cortellesi, che è autonoma e forte quanto può esserlo una persona diventata famosa e importante per la sua bravura e il suo lavoro) poi ci rimane sotto, alle gragnuole di critiche, di attacchi, di pregiudizi, di ciance leggere e feroci, non sarà anche a causa dell’abnorme, assurda importanza che viene data, anche fuori dai social, al potere giudicante dei social?
“I social dicono”, “i social criticano”, “i social approvano”, ma cos’è, la Cassazione? Il Tribunale dell’Aia? No, è una nebulosa dominata dal caso, da umori cangianti, nella migliore delle ipotesi da piccoli leader provvisori, con qualche abilità dialettica, che non hanno prodotto niente di loro, non hanno rischiato niente di loro, e sono dunque nella felice condizione di essere eternamente giudicanti, mai giudicabili.
“I social”, che è una comoda maniera per definire un’indefinibile massa, non hanno la rilevanza (già precaria) di un campione statistico, non sono passati al vaglio di alcun pubblico pagante, non hanno competenze o autorevolezze specifiche che rendano interessante o grave quello che digita Tizio e Caia: e dunque perché diavolo un sacco di gente deve vivere appesa alle parole di un esercito di sconosciuti, fino a che qualcuno, il più fragile, il più suscettibile, ci rimette la salute e a volte la vita? Si insegnava ai ragazzi: vai diritto per la tua strada e non dare troppo peso a quello che dice la gente. Torniamo a insegnarlo.
Nessun commento:
Posta un commento