L’arte non è edificante
DI MICHELE SERRA
Sapendo a malapena chi è Beatrice Venezi, consigliera per la musica del ministro Sangiuliano, non saprei dire se la feroce imitazione che ne ha fatto la bravissima Virginia Raffaele sia riuscita oppure no.
Posso dire, però, che non avrei mai visto quello sketch se non avessi letto che al ministro quell’imitazione non è piaciuta affatto, e lo avrebbe anche comunicato a qualche dirigente della Rai. Almeno uno spettatore in più, dunque, oltre ai suoi tanti, Virginia Raffaele lo ha guadagnato proprio grazie al ministro.
La circostanza conferma una vecchia regola dei tempi moderni, quelli della comunicazione di massa: offendersi, censurare, legiferare “pro-Patria” in favore di un’arte edificante, cercare di addomesticare la cultura, i palcoscenici, gli studi televisivi, è controproducente. Ottiene l’effetto opposto.
Attira ulteriore interesse e simpatie sui reprobi. Sergio Staino, ai tempi di Tango , aveva riassunto molto efficacemente questo concetto coniando lo slogan “chi si incazza è perduto”.
Da questo punto di vista non solo Sangiuliano, che fa spicco per la puntigliosa e loquace attività di “correzione” degli errori di impostazione della cultura e dello spettacolo italiani, ma i tanti sangiuliani circolanti sono perduti. A meno che per davvero riesumino il Minculpop, o strutture di propaganda poliziesca che controllino direttamente l’espressione artistica, sono destinati a giocare un ruolo non soltanto imbarazzante, ma pure perdente. Quello del pedante e del prepotente che nessuno ascolta e nessuno prende sul serio, tanto è evidente che apre bocca nel nome della sua tribù, non della comunità, che è per definizione varia, plurale e non riducibile a obbedienza.
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