Il braccio e il gomito
di Marco Travaglio
È una fortuna avere politici e giornalisti così attenti ai veri problemi dell’umanità. Tipo il dilemma se per i ministri sia peggio alzare il braccio o alzare il gomito, o se sia lecito che una comica scherzi impunemente su Beatrice Venezi e sul ministro Sangiuliano, o che un programma di inchiesta faccia un’inchiesta sul padre della premier e sul presidente del Senato, o che un architetto di fama mondiale nominato perciò senatore a vita lavori all’estero mentre i soliti cattivoni mettono alla gogna mediatica un senatore di fame mondiale in affari coi peggiori tagliagole del globo terracqueo. O l’urgenza di mandare in galera chi colora opere d’arte con vernice lavabile per un governo che gli indagati per furto e/o riciclaggio di opere d’arte li fa sottosegretari. O la spasmodica attesa per lo storico dibattito tv Meloni-Schlein, accresciuta dalla suspense per la loro eurocandidatura-burla e per l’esito della gita scolastica del Pd nel resort eugubino purtroppo funestato dalla chiusura della spa.
Pensate invece al dramma di altri Paesi, dove politici e media si occupano di quisquilie: il Patto di stabilità, le guerre in Ucraina e a Gaza, la missione internazionale contro i terribili pirati Houthi, i bombardamenti incrociati di Usa e Uk in Yemen, di Israele in Libano e Siria, di Hamas e di Hezbollah in Israele, dell’Iran in Iraq, Pakistan e Siria, della prossima guerra mondiale contro la Cina per l’imprescindibile Taiwan, robette così. Noi non ci abbassiamo a questi livelli: voliamo alto. A Kiev seguitiamo a mandare armi anche ora che hanno smesso pure gli Usa, per far sterminare qualche altro migliaio di ucraini; la Meloni dice ciò che pensa ai comici russi (“serve una via d’uscita accettabile per entrambi”) e poi appoggia il famoso piano Zelensky, che prevede negoziati con tutti i Paesi del mondo tranne uno: la Russia. Intanto i servizi di Usa e Germania annunciano (cioè auspicano) attacchi russi alla Nato e, per accelerarli, fanno “esercitare” 90 mila soldati. Su Israele, silenzio: bastano e avanzano le formidabili pressioni di Biden, che informa Netanyahu che ha ucciso troppi civili e ci vorrebbe proprio uno Stato palestinese e lui sta per perdere la pazienza, ma poi all’Onu blocca qualsiasi tregua, mentre l’intrepida Italia si astiene. Quanto agli Houthi sciiti che attaccano navi israeliane e occidentali per costringere Tel Aviv a fermare i massacri a Gaza, la nostra soluzione non è fermare i massacri a Gaza, ma bombardare gli Houthi e lo Yemen (così non deve più farlo l’amico Bin Salman) e domani, si spera, pure l’Iran. Il pericolo – ci spiega la stampa atlantista – non è che i 25 mila morti a Gaza diventino 50 mila, ma che i pacchi di Amazon attraverso il Mar Rosso ci arrivino in ritardo. La puntualità è tutto.
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