Il fioretto, meglio dire il fiorettone: verso le 19, mentre il core s’appropinquava alla sofferenza serale in quel di Udine, dove alle 20:45 i ragazzi sarebbero scesi in campo, come rombo squassante ecco arrivare la proposta: “sai che al Nuovo c’è ancora il film Perfect Day di Wim Wenders?” al che, fingendomi un Gasparri qualsiasi, ho proferito un glassato “ah si?”, temendo, più che Messner un crepaccio, un’evoluzione della serata in stile Ragionier Ugo, con tanto di radiolina in bocca. Ho iniziato quindi un depistaggio degno del miglior trafficante alla vista dei cani in aeroporto, iniziando a disquisire su tematiche ad minchiam, tipo i pro e i contro dell’allunaggio del ‘69, o le metodologie migliori per pescare i salmoni in Canada. Senza riuscire però a mendicare una qualsivoglia acquiescenza in grado di divanarmi davanti alla tv. Non solo: la tipologia dei film come quelli di Wenders, la potrei gustare solo dopo una pennica di tre ore abbondanti, una Moka da sei trangugiata in solitario, ed un cuneo incandescente riposto nell’apposito pertugio. Ma la buonasorte mi ha indotto ad accettare la proposta, vedendo nel sacrifico un enorme fioretto dedicato alla causa dei 3 punti. Il film, molto bello sotto certi aspetti, è un’artistica riedizione de “il Giorno della Marmotta” col silente nippo protagonista che, parlando meno di Bernardo, il servo di Zorro, vive la sua giornata lavorativa, dedicata alla pulizia dei bagni pubblici di Tokyo, immortalando, durante il break, il sole che trasuda dalle foglie degli alberi del parco cittadino, catalogando le migliori in appositi contenitori conservati gelosamente in casa, sulle orme del miglior Jack Torrence del “mattino ha l’oro in bocca.” Mi ha permeato subliminalmente il pensiero di fondo sulla gioia “nelle piccole cose”, offuscato però dalla vibrazione del “2-1” partita dall’”Aiuoch” che, oltre ad innervosirmi oltremodo, presagiva la fine di ogni sogno, compresi quelli che Morfeo ogni tanto mi spediva anche ad occhi aperti.
Il pareggio, mentre ascoltavo il fruscio della scopa in strada che svegliava il nippo per la nuova e identica giornata, m’ha sganciato dal rollio della cabeza pre morte apparente, riportandomi alla realtà di Wenders, e al 92’ il vantaggio meritato sui friulani, c’è mancato poco mi portasse a fare torcida ululando e girando attorno alla sala come il mitico Juary attorno alla bandierina. Tirando le somme quindi è lampante come i fioretti aiutino a raggiungere obiettivi…(per la vittoria finale sarei disposto a vedere la filmografia completa di Ozu Yasujiro…)
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