sabato 1 luglio 2023

Travagliatamente

 

L’ira dei miti
di Marco Travaglio
Non so se i nostri sgovernanti abbiano visto Cane di paglia, il il film del 1971 diretto da Sam Peckinpah e interpretato da Dustin Hoffmann. Ma temo di no. O, se l’han visto, non l’hanno capito. Altrimenti non continuerebbero a bastonare le persone perbene confidando nell’italica pazienza, che ormai sconfina nella rassegnazione. Ha cominciato la premier Meloni umiliando i contribuenti onesti chiamando le tasse “pizzo di Stato”, per giunta in Sicilia, dove per non pagare il pizzo alla mafia sono morti ammazzati Libero Grassi e altri martiri. Ha proseguito il Senato cancellando con l’insindacabilità il processo al ministro Salvini per gli insulti scagliati sui social contro Carola Rackete (“zecca tedesca”, “criminale”, “complice di scafisti e trafficanti”). Imputato per diffamazione aggravata, Salvini è stato sottratto al suo giudice col diniego dell’autorizzazione a procedere: 82 voti favorevoli (FdI, Lega, FI), 62 contrari (Pd, M5S, Avs) e la consueta astensione complice di Iv. Un abuso di potere incostituzionale: l’insindacabilità copre solo “le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle funzioni”, non gli insulti sparati fuori delle Camere contro cittadini indifesi. Che possono essere querelati da Salvini, ma non querelarlo.
Intanto il ministro di Disgrazia e Ingiustizia, Nordio, legalizza gli abusi di potere, radendo al suolo quel che restava dell’abuso d’ufficio, il reato più odioso che possa commettere un pubblico ufficiale contro i cittadini inermi: il favoritismo, la raccomandazione, il concorso truccato, il conflitto d’interessi per privilegiare parenti, amanti, amici e compari ai danni di chi ha più meriti e più titoli, ma non ha santi in paradiso. L’Aronne Piperno di turno, l’ebanista ebreo del Marchese del Grillo: “Aronne, tu lavori bene. Bella la boiserie, bello l’armadio, belle le cassapanche, bello tutto, bravo, grazie, adesso te ne poi anna’… Vuoi sapere la procedura? Io i soldi nun li caccio e te nun li becchi… Io nun te pago. Tu sei giudeo e i tuoi antenati falegnami hanno fabbricato la croce dove hanno inchiodato Nostro Signore: posso essere ancora un po’ incazzato pe’ ’sto fatto? Comunque, se credi di aver ragione, famme causa… E tu, amministratore, chiama i miei avvocati e dagli carta bianca per corrompere giudici, uditori, funzionari, testimoni… Voglio vedere se le ragioni di un plebeo morto de fame valgono più dei soprusi che può fare un marchese ricco e potente come me”. In Cane di paglia il pacifico e passivo David Sumner, che ha subìto senza reagire ogni sorta di angheria, alla fine si ribella e fa fuori tutti in un bagno di sangue. Non che la cosa possa ripetersi contro i soprusi di questo sgoverno: siamo in Italia. Ma sfidare l’ira dei miti non è mai una buona idea.

Nessun commento:

Posta un commento