sabato 10 giugno 2023

Lecchini e dintorni

 

Mandurian journalism
di Marco Travaglio
Casomai non bastassero gli ingorghi aerei e stradali a Manduria caput mundi per i voli di Stato e le auto blu che aviotrasportano e scarrozzano la premier e mezzo governo nella masseria di Vespa, i giornaloni si danno un gran daffare per portare il livello dell’informazione italiana da zero a sottozero.
Il Corriere, con Maria Teresa Meli vedova Renzi, sposa lo sgomento dei “riformisti pd” che vogliono “salvare il partito” dalla “bufera Ciani”. E, con Fabrizio Roncone, lacrima per “lo stupore, il rimpianto, la pena”, le “cicatrici molto profonde” e i “timori laceranti” delle vittime di Elly la Sanguinaria, che le costringe a “riunioni carbonare e allarmati whatsapp” con la sua ultima efferatezza: la “clamorosa e irrituale nomina di Paolo Ciani a presidente del gruppo” alla Camera, di cui fa parte da indipendente perché l’ha fatto eleggere Letta. In realtà Ciani è solo uno dei quattro vicepresidenti, ma fa niente. Ciò che agghiaccia è la sua biografia, la quintessenza dell’estremismo, da far impallidire al Qaeda, Isis, Hezbollah e Sendero Luminoso: “53 anni, moglie e due figli, modi di rara gentilezza e aria mite” per nascondere meglio “l’esperienza nella leggendaria Comunità di Sant’Egidio”, quindi pure cattolico. Il noto terrorista ha subito “dato sfoggio a tutto il suo pacifismo, spiegando di essere contrario ad aiutare militarmente l’Ucraina”. E non l’hanno ancora arrestato.
Repubblica torna sull’evergreen di TeleMeloni, denunciandone “l’invasione dei tg” Rai “come mai era accaduto prima”. Giovanna Vitale confronta i dati dell’Osservatorio di Pavia sulle presenze in voce nei tg Rai del governo Meloni con quelle dei due precedenti nel primo mese pieno: il Conte-2 ebbe il 30%, il Draghi il 44%, il Meloni il 45%. Quindi Draghi e Meloni sono pari e occupano i tg un terzo più di Conte. Un bel problema, per chi racconta che in otto mesi siamo precipitati dalla Rai più pluralista di sempre alla più governativa di sempre. Ma niente paura: se San Mario venne leccato tanto quanto la Ducia, fu per “cause contingenti e irripetibili”. E quali? “Draghi al suo debutto interviene molto di più (rispetto a Conte, ndr), ma solo per via dello scoppio della guerra in Ucraina. Si insedia il 13 febbraio: 11 giorni dopo inizia il conflitto ucraino e a marzo Draghi raggiunge un picco di esposizione”. Ecco: è tutta colpa di Putin. Peccato che Draghi si insedi il 13.2.2021 e Putin invada l’Ucraina il 24.2.2022. Quindi la Rai regalò a Draghi lo spazio poi riservato alla Meloni prevedendo che un anno dopo sarebbe scoppiata la guerra? O Rep ha saputo che l’invasione russa è avvenuta nel 2021 e ce lo dice solo ora? Già che c’è, potrebbe retrodatare l’inizio del conflitto al 2014: così almeno, per sbaglio, direbbe la verità.

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