DI MICHELE SERRA
Circola un video (ulteriore) delle milizie cecene che presidiano un ponte con barbe lunghissime e occhi fiammeggianti. Si presta a ogni genere di parodia satirica (ridateci i Monty Python!) ma è purtroppo di bruciante evidenza: ci dice che non è tanto la democrazia, è la modernità a essere messa a repentaglio.
Molte delle notizie di questa guerra rimandano a tempi che precedono non dico i Lumi, ma gli Stati Nazionali. Ci sono i capitani di ventura, gli eserciti mercenari, gli oligarchi che si intestano (quattro amici al bar) la Siberia e il Cremlino, i pope che maledicono il nemico corrotto, i pope dirimpettai che ricambiano. C’è il favoloso Prigozhin, che viaggia con forzieri di banconote e usa lo smartphone come un mitra. E l’opaco Putin, dallo sguardo inesistente, che incarna con perfezione cinematografica l’impassibilità millenaria del potere, che si nutre di carne da cannone, di carceri piene e delle bugie della propaganda: tutto il resto è solo vuoto e morte.
Tutti maschi guerrieri (forse anche Zelensky, che è un attore, è sedotto dal copione), per trovare una donna bisogna aspettare i telegiornali con la speaker che elogia, commossa e patriottica, gli uomini in uniforme, la guerra è, tecnicamente prima che ideologicamente, il gioco del maschio. Le barbe cecene ne sono l’icona, come le stelle filanti a Carnevale.
Non si sa come ne usciranno, non si sa come ne usciremo. Può darsi che la democrazia e la modernità siano state solo l’illusione di un paio di secoli, al massimo tre. Può darsi invece che le milizie cecene saranno sconfitte dai Monty Python: ma è un’ipotesi molto ottimista. Fossi lo sceneggiatore, la scena madre sarebbe che i guerrieri, durante l’assalto, inciampano nelle loro barbe.
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