venerdì 16 giugno 2023

L'Amaca

 

Come i gatti che annegano
DI MICHELE SERRA
Cosa vuol dire essere ottimisti? Essere ottimisti vuol dire pensare che il giovane idiota (con i suoi amici idioti) che ha ammazzato un bambino di cinque anni per girare un video alla guida di una Lamborghini, sprofondi dentro il male inutile nel quale nuotava ridendo, e credendo che quella fosse la vita. Che ci rimanga dentro, in quello sprofondo, fino allo strazio, alla disperazione, misurando la perfetta proporzione tra idiozia e male. Che questo strazio, con l’aiuto di qualche anno di recupero e di lavoro, lo cambi dentro e lo restituisca alla dignità che tutti proviamo, con fatica, a raggiungere.
Essere ottimisti vuol dire sperare che i genitori di questi perdigiorno, invece di giustificarli, o invece di disperarsi, provino a riacchiapparli per la collottola, come si fa con i gatti che annegano, e a metterli in salvo. Che esista un prete, uno psicologo, un amico che sia in grado di aiutarli.
Essere ottimisti vuol dire sperare che, sentendo finalmente la puzza di morte che frigge in quel genere di video, cambino anche i milioni di scervellati che su quei video cliccano, credendo che sia più interessante emulare i ricchi piuttosto che dire ai ricchi: grazie, sappiamo fare senza di voi, senza le Lambo e senza quell’insieme gaglioffo e burino di bravate che prospera in rete, non si capisce quanto per riderne, quanto per invidiarlo.
Ma ce ne vuole veramente molto, di ottimismo, per credere che tutto questo possa avvenire. Perché la prima condizione perché tutto questo avvenga sarebbe capire che un milione di follower possono valere anche zero: Hitler, di followers, ne avrebbe un miliardo, e molti illustri coglioni ne hanno quasi altrettanti.

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