venerdì 23 giugno 2023

L'Amaca

 

Il massimo discrimine
DI MICHELE SERRA
È inevitabile interrogarsi sui difficili, costosi e ostinati soccorsi, nelle profondità del mare, ai facoltosi turisti in ricognizione attorno al relitto del Titanic, in rapporto alla minoresollecitudine – diciamo così – che circonda i tanti naufragi di migranti poveracci, che pure hanno pagato un biglietto in proporzione altrettanto caro, se non di più.
La demagogia e i giudizi faciloni vanno accuratamente evitati. Inevitabile, invece, è la constatazione che il massimo discrimine tra gli esseri umani sia a tutt’oggi quello costituito dalle condizioni economiche. Dal censo, dall’appartenenza di classe, dal rango sociale, molte sono le maniere per dirlo: stiamo parlando, comunque, dei ricchi e dei poveri. E stiamo parlando della distribuzione enormemente impari di risorse, di tecnologia, di volontà politica, nel soccorrere gli esseri umani, nel tutelarne la vita e la dignità, nell’avvolgerli di attenzione e di cura.
Morire in una capsula sottomarina dev’essere terribile, altrettanto morire in una stiva che si riempie d’acqua mentre il guscio nel quale si credeva di poter galleggiare si inabissa. Capita soprattutto ai bambini – centinaia, migliaia – che sono in fondo al Mediterraneo (“ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek”…) a meno che una pietosa risacca li deponga su una spiaggia.
Pensatela come volete: ma qualcosa non quadra, e molti conti non tornano, nel 2023, sul pianeta Terra. A tutte le disuguaglianze e le ingiustizie si riuscirà forse a porre rimedio: l’unico percorso di transizione che sembra destinato al divieto perenne è quello tra i poveri cristi e i ricchi.

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