mercoledì 26 ottobre 2022

L'Amaca

 

Una strana forma di rispetto
DI MICHELE SERRA
Giorgia Meloni ha fatto un discorso fieramente di destra (e questo era ovvio) e di un livello politico più che dignitoso (e questo non era altrettanto ovvio). Sono molti anni che — da uomo di sinistra — non riesco a provare rispetto per i leader della destra italiana. Ci ho perfino provato, per spirito di concittadinanza, ma non ci sono mai riuscito. Non ho mai avuto rispetto, nemmeno l’ombra, per Berlusconi, idem per Salvini.
Fosse toccato a loro, o a loro sodali, fare il discorso di insediamento, sarei stato più depresso e più preoccupato.
Non sto parlando della differenza, che mai come adesso mi è sembrata chiarissima, tra ciò che chiamiamo destra e ciò che chiamiamo sinistra. Sto parlando della considerazione umana che muta e influenza, eccome, il giudizio sui nostri simili.
So bene che è paradossale, per uno come me, provare rispetto per una persona cresciuta politicamente nel neofascismo.
L’antifascismo è quanto di più radicato e di più chiaro mi rimane della mia storia di italiano del Novecento. È un’idea e al tempo stesso un sentimento.
Una visione del mondo, o meglio dello stare al mondo. Meloni è il capo (la capa) di una tribù alla quale non appartengo e mai apparterrò. Ho sperato con tutto il cuore che perdesse le elezioni, mi è dispiaciuto molto che le abbia vinte.
Ma la realtà è che quando Berlusconi, con i suoi Previti e i suoi Dell’Utri, entrò a Palazzo Chigi, ero molto più avvilito, e più spaventato per le sorti della Repubblica e per il futuro del nostro Paese. Forse è di sinistra considerare i ricchi, e soprattutto gli straricchi e gli strapotenti, i più pericolosi per le sorti della democrazia e della libertà.

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