martedì 18 ottobre 2022

Andrea ci vede bene!


Le baruffe chiozzotte tra l’urlatrice nera e il nonnino caimano

di Andrea Scanzi

Berlusconi lotta ancora in mezzo a noi, e anche solo in questa constatazione c’è tutta la pochezza morale, l’impresentabilità politica e l’irredimibilità etica di questo Paese. Nel nome di un “cambiamento” più inesistente che frainteso, la maggioranza dei (pochi) elettori si è affidata a Giorgia Meloni, che di nuovo non ha nulla e che è accompagnata quasi sempre dalla stessa gente che c’era già nel 2001 e 2008 (talora perfino nel 1994).
In uno dei momenti più drammatici della Storia recente, l’Italia se ne sta masochisticamente inchiodata nelle pastoie di una squallida baruffa chiozzotta tra un’urlatrice nera e un caimano al crepuscolo. La solita propensione italica al tragicomico – da noi la tragedia si fa come noto quasi sempre farsa – ha fatto poi sì che questa rissa miserrima tra Fratelli di Ricino e Forza Gasparri si sia riassunta nella figura di tal Ronzulli, che Berlusconi vuole a tutti i costi in un ruolo di potere manco fosse la Thatcher e che il mondo tutto ricorda (se la ricorda) unicamente per il suo farsi un selfie in diretta ad Agorà, a pochi giorni dal voto, mentre stava parlando un’imprenditrice in lacrime per il caro-bollette e il conseguente rovescio economico.
Siamo ancora qui, dopo quel 1994 che per Montanelli (per una volta stranamente troppo ottimista) doveva essere un vaccino berlusconiano dopo il quale gli elettori avrebbero imparato la lezione: come no. Berlusconi è ancora lì a dettar legge, o quantomeno a provarci, più o meno con gli stessi voti della Lega e con la fregola genetica di metter le mani sulla giustizia. La mestizia è tale che una come la Meloni, la stessa che fino a ieri urlava sguaiata in Spagna (e non solo in Spagna) come una pesciarola querula o se preferite come una Pillon bionda e non meno retrograda, passi ora per statista perché par resistere ai ricatti del Berlusca (lo stesso Berlusca di cui ha avallato in passato le peggiori porcate e di cui fingeva di amare persino barzellette e battutacce). Certo che la Meloni è più preparata di Salvini (vale per tutti o quasi) e più seria di Berlusconi (idem), ma è una gara così al ribasso che forse la vincerebbe persino il Poro Asciugamano in ciabatte.
Viviamo in un contesto eticamente post-atomico e politicamente apocalittico. “La politica è schifosa e fa male alla pelle”, cantava Gaber nel 1980, ed è pure quasi sempre idiota e noiosa. La Russa (Ignazio) al Senato, Fontana (Lorenzo) alla Camera, la Meloni a Palazzo Chigi: mancano solo le cavallette e la bomba atomica (quest’ultima, peraltro, potrebbe pure arrivare). Gli italiani, per dirla con un francesismo, “si sono fatti la frusta per il loro culo” (complimenti!) e il governo che verrà sarà un Frankenstein vomitevole di cariatidi destro-centriste e tecnici draghiani.
A questo scenario oltremodo esaltante va aggiunta un’aggravante che potremmo definire “emozionale”: le condizioni fisiche di Berlusconi. L’uomo che dal 1994 al 2011 ha incarnato al meglio il Male politico era un dominus arrogante e spietato: combatterlo, per chi ama questo Paese, era naturale. Oggi Berlusconi è eticamente uguale a prima, dunque irricevibile, ma l’uomo è comprensibilmente vecchio e stanco. Confonde Zelensky con Zagrebelsky, barcolla (ma non molla) a Palazzo Madama e si fa ridere dietro su TikTok mentre ammazza mosche e biascica a caso. Dentro di sé è ancora il Caimano che ha distrutto dalle fondamenta l’Italia, ma all’esterno pare un nonnino mezzo rincitrullito. E dunque, più che rabbia, mette malinconia. Togliendoci ulteriore voglia di ribellarci e incazzarci. La tempesta perfetta: auguri e buona catastrofe.

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