giovedì 13 ottobre 2022

Toh chi si rivede!

 


Chiedendomi che male abbiamo fatto in un'ipotetica altra vita, ho assistito basito ieri pomeriggio al Ritorno, dopo nove anni, del seriale pagatore di tangenti alla mafia (come la sentenza definitiva del suo fratellino di latte Dell'Utri asserisce) dentro alle istituzioni, precisamente il Senato della Repubblica.
Non sono quindi bastate le sentenze, le leggi ad personam, le cene eleganti, i fondi off shore, la parentela di Ruby, e soprattutto l'enorme conflitto d'interessi mediatico mai riportato dentro i recinti della decenza democratica per, scusate il francesismo, levarcelo definitivamente dai coglioni.

Il Male è tornato, fiero, ripieno di sé, sempre letale, infangante le regole da lui costantemente sminuzzate per i propri, abnormi, interessi di famiglia.
Non contento della riabilitazione politica, sta combattendo in queste ore la classica personale battaglia aberrante ed infangante il comune senso del pudore costituzionale, pretendendo per il suo partito azienda i ministeri della Giustizia e quello da cui dipende il controllo dei media, in gran parte, grazie ai vari Mortadella, Uolter, Stecchino, Baffino, Ronf Enrico, ancora suoi, sfornanti programmi subdoli ed infingardi, come Perpetua, Cagnaccio, e Minzo Strisciasemprecartenontue, stanno testimoniando.

Che abbiamo fatto di male per meritarci una simile condanna estenuante, che si perde nei lustri passati, dal sapore inconfondibile di Era del Puttanesimo?
Molti fan finta di niente, altri sbuffando recitano il mefitico mantra "si è fatto da solo, lasciate che governi, è già ricco di suo quindi non ruberà!", altri ancora gustano della sua simpatia, con barze al sapore di culo, pronte ad essere riproposte.
Non credevo di arrivare al punto di solidarizzare con Giorgia neofita presidente del Consiglio, ma avere tra i piedi un simile assatanato di potere e privilegi, costituirà sicuramente un enorme problema per traguardare la fine naturale della nascente fase politica.

Il terzo incomodo, l'Imbelle Cazzaro, al momento suscita soltanto tenerezza, tanto imbolsite e ridicole sono le sue pretese, la sua smania di ritornare in un qualsivoglia ministero per manifestare al mondo, se ancora ve ne fosse bisogno, la sua incapacità ancestrale di presentarsi politicamente normodotato.

E intanto, in questo panorama, uno scaltrissimo Giullare, coadiuvato anch'egli da una tenera macchietta, sta aspettando di piazzare la zampata decisiva per riaccaparrarsi quel potere essenziale per alimentare il suo smisurato ego, già capace di dissolvere una vaga idea di socialismo, di riportare nel mondo del lavoro uno schiavismo 2.0, il tutto condito e servito con farse, ripensamenti, inciuci, inchiappettamenti, tesi ribaltate a distanza di poche ore, come la storia già c'insegna con la passata Era del Ballismo.

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