giovedì 29 ottobre 2020

Contro le promesse

 


Quasi un voto avevo fatto, cioè evitare in futuro di parlarne, al solito, male, e neppure bene ci mancherebbe. Ma lui, e il personaggio dentro di lui che lo attanaglia, mi hanno portato a riparlarne, tanto è lo sdegno e lo sgomento per lo sproloquio appena compiuto, l'attacco al Dpcm compiuto dopo averlo appoggiato in fase di preparazione. Bipolarismo eclatante quello del Giullare, tentativo disperato di riemergere da quel 3,2% che parla meglio di qualsiasi altro discorso, con quel senso di anonimato futuro molto vicino, quasi materializzatosi nella melmosa italia (semi) viva. L'invito a non fare il populista rivolto al Premier è quanto di più gretto sia stato sfornato dal suo inquilino instabile, il facocero di egocentrismo che l'ha portato a questa triste condizione di inascoltato, tralasciato, compatito. Eclatante è anche lo smargiasso trasudante da quella certezza, per lui, che il Dpcm (da lui approvato) non sarà in grado di fermare il virus, e se lo dice lui che tempi addietro si specializzò maestosamente in virologia - tra l'altro con una regale tesi su la metodologia di abbattimento di un merdifero virus -, possiamo starne certi che sarà così. 

Emerge un sentimento non più di rabbia, ma di tristezza nel guardarlo dinoccolarsi in questa modalità che parrebbe dirci "ehi! ci sono anch'io!" ricordando le feste giovanili in cui lo sfigato di turno, ubriacandosi, iniziava ad infastidire sperando che qualcuno lo notasse, o nel bar di paese la presenza del solito imbolsito sproloquiante sulle sue scorribande gnoccaiole che non facevano scopa con la costante presenza nel locale fino a notte fonda, vano tentativo di combattere la solitudine, la noia, la prostrazione per desertificazione simile al Verdone che nell'agenda quasi intonsa aveva alla S - Stadio Olimpico e alla O - Olimpico Stadio. 

No, non è più tempo della gazzarra, delle risate, degli attacchi goliardici. Assisto, malinconicamente, al dibattere frenetico di un oramai datato e vetusto protagonista, ansimante e scodinzolante come un'anguilla in un bancone di Comacchio.

Ei fu, politicamente s'intende!      

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