Salvini sfugge (sempre) alle decisioni impopolari
di Daniela Ranieri
Oggi vogliamo cimentarci nell’impresa di applicare la categoria del logos, che è principio raziocinante e ordinatore, all’essere e all’apparire di Matteo Salvini. Dalla sintesi delle sue mosse negli ultimi 10 mesi sortisce quanto segue: questo è un governo di inetti che non ci sta proteggendo dal virus portato dai cinesi e quindi bisogna chiudere tutto; il coronavirus è un’invenzione di Conte, di Speranza e delle case farmaceutiche al fine di instaurare la dittatura sanitaria: bisogna riaprire tutto; gli immigrati portano il virus, e questo è inaccettabile perché il virus ci uccide; io difensore dei popoli contro le élite allarmiste mi ribello, organizzando due manifestazioni, il 2 giugno e il 4 luglio, portando in piazza migliaia di patrioti e prestandomi alla mattanza dei selfie senza mascherina, perché sono un uomo vero, come Briatore, Trump e Bolsonaro; questo governo dittatoriale ha fatto fallire le imprese: bisogna tenere tutto aperto, perché il virus non fa danni; ai miei figli non metto la museruola, per i bambini la mascherina è una tortura, altra cosa è tenerli chiusi con centinaia di adulti su una barca a 45 gradi per giorni e costringerli a fare i bisogni nell’unico bagno disponibile, perché in questo modo si difende il Paese anche dal virus, che, ricordiamolo, fa danni.
Partendo da queste basi epistemologiche, sono più intelligibili le sue ultime mosse. Il suo “governatore” Fontana, raccolta l’invocazione dei 12 sindaci dei capoluoghi lombardi, annuncia un blandissimo coprifuoco, dalle 23 alle 5 del mattino, per evitare che il virus venga diffuso dai più noti superspreader nottambuli (tassisti, metronotte, fornai, pusher, prostitute, etc.), misura che data l’impennata dei contagi incontra il parere favorevole di governo e Cts. Siccome è ragionevole, Salvini la blocca. “Devo capire – dice - perché a me piace capire le cose”, del resto come s’è visto il logos è suo prezioso alleato. Poi l’ordinanza passa, e ci mancherebbe che un semplice segretario di partito bloccasse una misura che è materia concorrente tra Stato e Regione, benché questa sia guidata da un suo inadeguatissimo stuntman (volete la controprova? Si sarebbe forse azzardato a contestare la stessa misura annunciata da Zaia?). Chiaramente, Salvini non aveva intenzione di far valere un inesistente potere di interdizione, ma di segnalarsi al suo mondo, quello diciamo culturale (no mask) e quello confindustriale che da marzo scalpita per aprire tutto (in questo, c’è da dire, in totale sintonia coi sindaci ripartisti e nonsifermisti di centrosinistra Sala e Gori). Sembra incredibile che uno che ha passato l’estate a baciare rosari, formaggi e anziani, che faceva comizi-focolaio e andava in giro febbricitante abbia ancora il coraggio di parlare di epidemiologia (“Io non posso accettare osservazioni da chi dava del coglione a quello che diceva di andarci piano con le discoteche”, è la sintesi come sempre efficace di Bersani). Ancora il 5 ottobre era contrario alla proroga dello stato d’emergenza, rivelatosi infatti del tutto inutile, minacciando di mobilitare i “governatori” leghisti in chissà quale forma di protesta plateale (roghi di mascherine in piazza Cordusio?).
Salvini si è fatto andare bene Fontana quando questi è stato beccato a comprare i camici dalla ditta del cognato coi soldi nostri; quando gli è stato scoperto un conto di 5 milioni in Svizzera, che però doveva stare in Italia in quanto scudato, e che era pilotato dalle Bahamas; per la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, che ha fatto sì che dalla Val Seriana il virus si prendesse Bergamo e galoppasse fino a Milano; quando firmava le ordinanze col suo assessore alla Non Salute Gallera per mandare i malati di Covid nelle Rsa, decimando una quasi intera generazione di lombardi. Mentre le terapie intensive si riempiono, la cosa buffa, ma logica nel senso sopra esposto, è che Salvini non vuole prendersi la responsabilità di scelte “impopolari” (peccato, stava facendo così bene finora) che vorrebbe invece si prendesse il governo, l’odiato Stato italiano: così ragiona un fiero autonomista-federalista.
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