mercoledì 3 dicembre 2025

L'Amaca

 

La normalità della guerra
di Michele Serra
Se si sommassero tutte le dichiarazioni di guerra (e le elucubrazioni strategiche sulla guerra fatte in favore di telecamera) degli ultimi due o tre anni, con i russi loquacissimi e gli europei che piano piano ci prendono gusto, la guerra tra Russia e Unione Europea sarebbe già cosa fatta.
Dice che è solo propaganda, ovvero un fracasso di fondo, una fanfara metallica, che si fa per assordare “gli altri” e galvanizzare “i nostri”. Ma per quanto si sia abituati, o meglio rassegnati alla stupidità e alla vuotezza della propaganda, l’ininterrotto battibecco su quella che sarebbe, grosso modo, la terza guerra mondiale, fa una certa impressione, perché l’argomento ormai quotidianamente agitato — la guerra — è nei fatti lo sterminio “ufficiale” di buona parte dei “loro” e dei “nostri”, con preferenza programmatica per la morte dei maschi tra i venti e i trent’anni più l’aggiunta, dovuta alle recenti conquiste tecnologiche, di parecchi civili, compresi i bambini. (Il mezzo milione di caduti dalle due parti in Ucraina è un abominio ormai normalizzato. È la guerra, no?)
Parlarne come se fosse una delle tante beghe ordinarie tra quelle versioni moderne della tribù che sono le Nazioni, magari ha lo scopo calcolato di abituare “noi” e “loro” a considerare la guerra tra le opzioni della politica. Magari, invece, è solo sciocca irresponsabilità, imputabile a classi dirigenti sempre più mediocri e di conseguenza sempre meno responsabili. Nel conto si metta, poi, anche l’ipotesi che ai maschi di potere la parola “guerra” qualche brivido lo dia a prescindere.

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