venerdì 19 settembre 2025

L'Amaca

 

Ci sono editori come Salomè
di MICHELE SERRA
Per la serie “il peggio è già accaduto”, in America è stato chiuso il secondo talk-show sgradito al trumpismo, quellodi Jimmy Kimmel. Il conduttore aveva sostenuto che Maga stava sfruttando politicamente l’assassinio di Kirk. Pura verità; ma anche se fosse stata solo un’opinione sbilenca, Kimmel ha il diritto (professionale e costituzionale) di dirla.
Non è il primo caso in cui editori cacasotto (lo so, non è una definizione giuridico-scientifica, ma rende bene l’idea) di fronte ai rimbrotti e alle minacce della Casa Bianca provvedono a oscurare professionisti che avrebbero il dovere, come loro datori di lavoro, di tutelare e incoraggiare. In questo caso la Salomé di turno, che consegna al Sire la testa di un suo dipendente su un vassoio d’argento, è ABC: complimenti per il coraggio. Fate conto: è come se in Italia Cairo congedasse Gruber o Zoro o Formigli, e Discovery chiudesse Fazio, perché il governo fa sapere di non sopportare quelle trasmissioni. Per il momento siamo messi meglio noi degli americani.
I tempi sono difficili, ma diventano decisamente più difficili, tendenti allo spaventoso, se il “tengo famiglia”, o il “tengo azionisti spaventati” (versione capitalistica del tengo famiglia) prevale, e la pavidità e la convenienza portano gli editori, banalmente, a non fare più il loro mestiere. Quanto a chi ancora si interroga sullo stato della democrazia in America, basterebbe ricordare, ogni volta che si affronta l’argomento, che il primo atto politico di Trump è stato dare la grazia a chi aveva assaltato il Parlamento. L’assalto ai talkshow e alle università è solo un logico corollario di quell’atto fondativo.

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