venerdì 19 settembre 2025

Fuori dal coro

 

Salis, neo-icona renziana che piace ai media padroni
DI DANIELA RANIERI
C’è questa Silvia Salis, sindaca di Genova col sostegno di Pd, M5S e Avs, oltre che dell’indispensabile lista Riformiamo Genova dentro cui si erano infrattati Italia Viva e Azione, che da qui alle elezioni, vedrete, verrà pompata da tutti i giornali padronali manco fosse De Gasperi (il Foglio si porta avanti e la chiama “la Nilde Iotti con giacca Armani”). Come sponsor ha Dario Franceschini, uno dei più autorevoli corresponsabili del declino del Pd (poteva andare peggio: poteva avere Fassino) ma, soprattutto, Matteo Renzi, che la appoggia con smaccato fervore, stante che è amico del marito di lei, il regista Fausto Brizzi, nel cui loft a San Lorenzo il Rottamatore oggi Rottamato si “rifugiava” (L’Espresso) all’epoca in cui, per il deliquio dei cronisti, scendeva in Frecciarossa da Firenze per compiere il sacco di Roma.
Se dai tessitori di trame di potere del Nazareno, che fanno questo lavoro da una vita, è scontato aspettarsi che al fine di mantenersi in vita si aggrappino come cozze a una faccia nuova, vincente, telegenica e per di più dotata di cromosoma XX, come una anti-Meloni costruita a tavolino (ma più che altro una anti-Schlein), l’appoggio a Salis di uno come Renzi non può essere considerato certo uno stratagemma per portare voti al Pd. Qualcosa fa sospettare che si stia dedicando a modellare il golem del suo riscatto e che – dopo averla trasformata in un suo doppio tutta chiacchiere e distintivo – userà Salis per devastare l’attuale dirigenza del Pd o comunque quel poco che era inopinatamente rimasto in piedi dopo il suo passaggio; per poi intestarsi la vittoria e il merito di averla scoperta e supportata, perché “si vince al centro”.
Quanto ad ambizioni e belle speranze, senza tralasciare il tifo smodato e anche un po’ marpione dell’editorialume del blocco borghese finto progressista, Salis è una Renzi bionda: ha già rilasciato l’intervista obbligatoria a Vanity Fair (“Oggi faccio la sindaca, ma domani chissà”), specie di autocertificazione per qualificarsi quale politica pop, di centro estremo, assertiva ancorché alla mano, non come la Schlein che va alla festa dell’Unità a parlare per un’ora in inglese di pesca nel Pacifico con una ex premier neozelandese.
Salis ha detto di aver votato in vita sua Pd e Italia Viva, e come se non bastasse si dice rappresentante del “campo progressista” che tanto piace ai giornali, soprattutto quando Conte rifiuta di farne parte: da candidata ha girato tutti i circoli del Pd, e ha invitato Bonelli e Fratoianni, certo; ma è in ottimi rapporti col “governatore” della Liguria Marco Bucci, ex sindaco di centrodestra, che nel 2023 le ha conferito l’incarico di “ambasciatrice di Genova” (che ne abbisognava come del pane) e ha detto di lei: “Avremmo potuto candidarla anche noi”, per dire come ella sia una politica per caso buona per tutte le stagioni. Ex martellista olimpica, vicepresidente del Coni (a un certo punto voleva diventare presidente, dopo Malagò, tanto per dare l’idea dell’ordine di grandezza della sua brama di salire di classe), s’è scoperta l’uzzolo della politica, e in questo è impossibile non vedere l’ombra di Renzi (che in effetti, invitandola a una Leopolda in quanto manager sportiva, disse che la sua storia dimostrava “il ruolo dello sport come ascensore sociale”: dagli torto).
A riprova che Salis forse non è una semplice Boschi, ma una potenziale Renzi, qualche circostanza: 1) dice il Foglio che adesso “la segue Marco Agnoletti”, già portavoce di Matteo, quindi si fa sul serio; 2) ha festeggiato i 40 anni con un mega-compleanno kitschissimo a Palazzo della Borsa con 200 ospiti tra vip e membri di pregiati cda, sullo stile di quello celebrato in un teatro di Firenze per i 50 di Renzi, che a sua volta lo ha copiato dai politici americani, con la regia curata dal marito Brizzi (le feste di compleanno necessitano di regie, sì), già regista della Leopolda; 3) ha assicurato di “volersi occupare di Genova”, cioè di non voler rubare a Elly il posto da candidata premier, che suona un po’ come l’#enricostaisereno al pesto.
Uscite memorabili: nessuna. Ah, sì: è nuclearista, scuola calendiana. Ad agosto il Corriere, per il quale Renzi è “il più bravo politico italiano comparso sulla scena nell’ultimo decennio” (sì, buonanotte), egli ha un “vero debole per la sindaca Salis”: forse vuole accroccare un partito di centro con lei come capo, o forse, come dice lui, “costruire la quarta gamba (del Pd, ndr) con Salis-Manfredi-Onorato”, che poi sarebbero, oltre a Salis, l’invisibile sindaco di Napoli e questo assessore romano ai Grandi Eventi, col look (e forse anche l’Isee) da Circolo Canottieri Aniene. Non avete già l’acquolina in bocca? Salis sarà ospite alla prossima Leopolda, dove come ogni anno verrà celebrato il culto della personalità di Renzi; e sì che fino a oggi si era dimostrata scaltra non facendosi mai fotografare in sua compagnia.

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