Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
sabato 31 maggio 2025
Sempre per emergere
Fubini
Il Fesso del Ponte
Sapere che questo signore ha in mano un’opera colossale che nemmeno lui conosce bene, mi sprona a sognare una vera, sana, vivifica idea rivoluzionaria!
L'Amaca
venerdì 30 maggio 2025
Addio idiota!
Campo minato
Che dico, di che parlo che ho figli, che non ho mai vissuto l'esperienza di vederli crescere, agevolando la loro formazione da genitore?
Dovrei star zitto, come molti soloni, pure paonazzi, invece non fanno.
Ma il dolore delle vicende nostrane mi sta portando a dir qualcosa in merito all'assassinio di quella minorenne, quattordicenne, ad Afragola, per mano dell'ex fidanzato diciottenne.
Martina è stata fidanzata al suo assassino sin da quando aveva dodici anni. Dodici anni. Come è possibile far fidanzare la propria figlia con un allora sedicenne? Quale cultura, anzi, quale mostruosa assenza di cultura scatena una tale anomalia?
Come si può permettere ad una dodicenne di fidanzarsi con un ragazzo di quattro anni più grande a dodici anni? Dodici anni.
Non colpevolizzo nessuno, sia chiaro, medito soltanto su questi tempi di merda allo stato puro, la cultura, l'apprendimento, gli dei del momento, l'ansia della visibilità, ciccione in leggins, paiette ovunque, gli oracoli del vuoto pneumatico in tv a sproloquiare, gli influencer, la cultura del tutto e subito, gli oracoli cellulari.
Tutto, ma proprio tutto devasta la società, i giovani, i giovanissimi che che un tempo giravano con le calze bianche alle ginocchia, ora vengono sparati lontani dieci anni dalla loro età reale, vivendo da maggiorenni ciò che prima non osavano neppure immaginare. I make up sempre più parossistici, la richiesta incessante del ritocchino sfanculante la natura, la simulazione di vivere come una star, come un vip! Dai diciamocelo! Non ce ne frega una mazza dei giovani di oggi, rompono quasi i coglioni visto i pensionati ancora attaccati alla scrivania, o a indicarci le vie della politica! Nessuno che si levi dalle palle, spazio ai giovani un bel caxxo!
E allora accadono queste bestialità, perché esiste ancora la cultura del possesso. Sei mia, nessuno ti deve toccare, guardare, parlare. Sono il maschio predominante, non ti azzardare a distogliere lo sguardo da me.
Sei mia e se per caso t'azzardi ad allontanare, ti ammazzo.
Non è la normalità per fortuna, è una bassissima percentuale, ma è chiaro che in moltissime teste l'abnormità viene evaporata, in altre purtroppo no.
Vedere sempre più cinquantenni padri che si vestono da figli e credono di essere ancora a scuola mi riempie il cuore di dolore.
Frasi forse a caxxo certo. Ma assistere a queste morti rende il cuore molto, molto immerso nel dolore.
Ciao Martina!
Effettivamente
L'Amaca
giovedì 29 maggio 2025
Ottime riflessioni
Dentro alla pazzia
L'Amaca
mercoledì 28 maggio 2025
Stupendamente
Robecchi
Ha stato...
L'Amaca
Mi sta proprio sulle ciap!
Fortuna e spocchia del gran perdente che vuol esser Reagan

Ci vuole la storia di un mendicante per capire di che pasta è fatto il più ricco politico di Germania, il nuovo Cancelliere Friedrich Merz, 69 anni, che ha messo i cingoli all’esercito tedesco, si candida a guidare il riarmo d’Europa e a spedire i missili Taurus all’Ucraina in grado di volare per 500 chilometri dentro la Russia. Il mendicante che serve lo scopriremo tra un po’.
Diremo, per cominciare, che Merz è un perdente di grande successo. Vent’anni fa, Angela Merkel lo asfaltò dopo una vigorosa battaglia all’interno della Cdu, il partito cristiano democratico che li ospitava entrambi in qualità di “allievi prediletti di Helmut Kohl”, il patriarca. “Volevamo comandare tutti e due” dirà a consuntivo la Merkel. Ma erano incompatibili anche al colpo d’occhio. Lei solida, quadrata, fredda. Lui allampanato con i suoi quasi due metri di altezza, svelto di eloquio, ma troppo irruento.
Lei vinse. Lui si allontanò dalla politica per indossare con massima disinvoltura il gessato dell’avvocato dei ricconi. Scalò dodici consigli di amministrazione per poi accomodarsi alla presidenza dell’americana BlackRock, il più grande fondo di investimento del mondo e moltiplicare fino al cielo il suo reddito di multimilionario. Vent’anni dopo, anno 2021, arriva la sconfitta elettorale della Cdu. E mentre declina Angela Merkel, dopo 16 anni di cancellierato e di tailleur multicolor, ecco che rispunta Merz, stavolta per incassare la candidatura a premier spostando a destra del centro l’asse del partito: meno immigrazione, meno tasse, più investimenti nelle tecnologie e nelle armi. Vince alla sua maniera, perdendo voti, “con uno dei peggiori risultati di sempre”, ma abbastanza per la festa notturna del 23 febbraio con tripudio di ballerine, coriandoli, sassofoni. Pronto a dettare ai socialdemocratici le nuove regole della coalizione. Salvo inciampare (ancora!) al momento della investitura a decimo Cancelliere della Repubblica, scivolando al primo scrutinio in minoranza di 6 voti, cosa mai accaduta dal 1949, con scandalo a seguire e campane a festa della Afd, i neonazi guidati da Alice Weidel, che con il 20 per cento del voto nazionale appena rastrellato, vorrebbero le elezioni anticipate. Ma è solo una scossa elettrica. Merz si rialza quello stesso pomeriggio del 6 maggio, dopo la caccia ai franchi tiratori, un rapido regolamento di conti, il nuovo voto del Bundestag, con definitiva investitura, che per il momento incorpora l’avvertimento senza altre scosse.
Controverso personaggio è il ritrovato Friedrich Merz. Viene da una ricca famiglia della Germania Occidentale, dal paese di Brilon, vicino a Dortmund, dove ai tempi del trionfo nazista il nonno materno era sindaco, intitolò le strade centrali a Hitler e a Göring, anche se il nipote in questi anni s’è sgolato a difenderlo, descrivendolo talmente bravo “da essere stato riconfermato dai britannici”, dopo la guerra. Friedrich cresce storto. Intemperanze e litigi gli valgono ripetizioni e bocciature. “Sono stato un ragazzo selvaggio”, ha scritto nella sua autobiografia, con la passione delle armi, del poligono di tiro, ma specialmente del volo, possiede un biplano a elica che guida personalmente. Una volta, invitato dalla Legione Straniera in Corsica come ospite d’onore, accetta la sfida di lanciarsi con il paracadute nella piazza della festa, anche se non l’aveva mai fatto prima. E non lo rifarà mai più in seguito – se la cava con qualche acciacco – secondo la testimonianza del suo amico John Schmitz, viceconsigliere di George W. Bush.
Raddrizza la sua vita con l’università, con la politica e poi con la carriera di avvocato. Si sposa con una donna giudice con la quale ha cresciuto tre figli, dentro a un matrimonio senza scosse. Viaggia nel partito fino all’incontro con il suo vero mentore Wolfgang Schäuble, architetto con Kohl della riunificazione, l’inflessibile ministro della Finanze negli anni dell’Europa a trazione tedesca. È lui che lo spedisce a Bruxelles alla conquista del suo primo seggio da eurodeputato, anno 1989. E cinque anni dopo al Bundenstag. È dinamico e influente. I giornali lo accusano di essere anche arrogante. Lui scherza: “È solo perché sono alto 1,98 e mi tocca guardare la gente dall’alto”. Si definisce “conservatore valoriale”, membro “della classe media superiore”. Si vanta di passare “cento giorni l’anno” in Inghilterra e in America dove “parlando inglese”, dice, “ho imparato a conoscere la Germania”. Ammira Reagan e la reaganomics. La declina nel suo libro Osare più capitalismo, dove la tesi di fondo è: tasse e burocrazie leggere, investimenti e produttività pesanti.
Mentre declina la stagione socialdemocratica di Olaf Scholz, lui riunisce 35 teste d’uovo nei saloni di Villa Adenauer con vista sul Lago di Como, per scrivere il programma della sua rivincita, intitolato “Agenda 2030”. Che vuol dire: sostenere i mercati azionari, rallentare “gli eccessi del Green Deal”, ridurre i sussidi. Liberarsi dai vincoli di bilancio, puntare 100 miliardi di euro sul riarmo, schierarsi in prima fila con Macron e Starmer in difesa di Kiev. E contro la Russia dichiarare: “La pace si può trovare in qualsiasi cimitero. È la nostra libertà che dobbiamo difendere”. In quanto allo sterminio a Gaza, una delle prime telefonate da cancelliere è a Netanyahu per rassicurarlo: “La sicurezza di Israele fa parte della ragion d’essere della Germania”.
Stessa accelerazione in difesa della identità nazionale, dicendosi pronto, in campagna elettorale, a dichiarare “lo stato di emergenza” contro l’immigrazione clandestina e l’islamismo. Con rotta perigliosamente convergente a quella xenofoba di Afd, per poi allontanarsene con promessa formale: “Non aprirò le porte dell’inferno”.
I giornali e l’establishment non si fidano del tutto della sua eccessiva flessibilità che ondeggia dal rigore finanziario di un tempo alle promesse populiste di oggi. Troppi proclami e almeno un aneddoto per rivelarne il carattere. Quello di un mendicante che nel 2004, alla stazione di Berlino, trova il laptop che Merz ha appena smarrito. Vale un tesoro, ma ugualmente il mendicante lo consegna alla polizia, che informa i Servizi segreti e il titolare. L’inchiesta accerta la buona azione. Il mendicante aspetta la ricompensa che una settimana dopo compare nella casella del dormitorio per homeless: una copia del libro del futuro cancelliere, intitolato: Solo chi cambia sopravvivrà. Con firma autografa del milionario e nemmeno l’ombra di un pasto caldo.
martedì 27 maggio 2025
Selvaggia e il circo mediatico
Vademecum