sabato 19 aprile 2025

L'Amaca

 

Troppo sesso o zero sesso?
di MICHELE SERRA
L’Università di Messina ha deciso, a maggioranza, di respingere la proposta di laurea honoris causa al rapper Marracash “per il rischio di promuovere una cultura legata a contenuti sessisti”. Detto che ogni Università decide in legittima autonomia la propria politica culturale (almeno fino a che Trump invada l’Europa, deponga i rettori e li sostituisca con i suoi cowboy ); e detto che Marracash non è un dolce stilnovista o un poeta romantico inglese; confesso di non avere ben chiaro il concetto di “sessismo”.
Capisco maschilismo, capisco misoginia, capisco patriarcato, capisco femminicidio, capisco violenza di genere. Ma “sessismo”, anche etimologicamente, mi è sempre sembrato un termine vago, spesso ambiguo, comunque non tale da consentire di giudicare “inadatta” un’espressione artistica — ammesso che esistano espressioni artistiche inadatte.
Sessista viene ormai usato correntemente, anche nelle dichiarazioni politiche, quasi come sinonimo di maschilista, ma confina con un territorio che non è affatto di genere: il racconto della vita sessuale, la sua messa in chiaro, la sua manifestazione non velata e non moralista. Sessista è Nabokov, sessista è Philip Roth, sessista Woody Allen, ma anche de Beauvoir, Anaïs Nin, Marguerite Duras, Michela Murgia non si sono tirate indietro, e montagne di letteratura e di cinema sono imputabili di sessismo, se lette e guardate con severità censoria.
Sessista è probabilmente anche Marracash, secondo i canoni linguistici del suo genere artistico, che è il rap. Ma non è ben chiaro chi, e con quali criteri di giudizio, possa stabilire il limite tra una molto esplicita raffigurazione del sesso e, per esempio, la propaganda della violenza di genere. Deve misurare le parole chi scrive, ma anche chi le legge, altrimenti il gioco stucchevole provocazione/censura finirà per rubare la scena a tutti, a tutte e a tutto.

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