venerdì 18 aprile 2025

L'Amaca

 

Non servono le astronavi
di MICHELE SERRA
L’idea che quasi certamente esistano, sparse per le galassie, altre forme di vita, ma la distanza che ci separa da loro è tale che non solo non potremo mai conoscerle direttamente, ma forse neppure riusciremo a comunicare con loro, per quanto mi riguarda è molto confortante.
Lascia intendere che esista almeno qualcosa che non è alla nostra portata. Che non sia programmabile la sua “scoperta”, che poi in genere significa la sua conquista. Che non ci saranno altri “indiani” da sterminare, come i nativi americani, e al tempo stesso gli umani non saranno gli “indiani” di alcuno, ammesso che esistano, nell’universo, esseri altrettanto aggressivi e sterminatori quantohomo sapiens ha dimostrato di essere.
Così, ogni volta che leggo qualche notizia sui segnali di vita dal cosmo, mi rallegra scoprirne l’incolmabile lontananza. Il lancio quasi parodistico delle Bezos girls a cento chilometri dalla Terra (in proporzione alle distanze celesti, è come se avessero alzato il tacco delle loro scarpe di un millimetro) e le ventilate spedizioni di Musk su Marte sono, nella vastità del cosmo, impercepibili inezie.
Saperci così spersi e insignificanti dovrebbe e potrebbe renderci migliori, o meno peggiori.
Accettare il limite e riscoprire la Terra come casa comune e come madre. Dismettere un poco di boria e usare l’intelligenza, che non ci manca, per esplorare noi stessi. Non servono nemmeno astronavi: siamo già qui.

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