Come battersi contro i bugiardi?
DI MICHELE SERRA
Le cronache del doppio voto in Moldova (referendum sull’Europa e nuovo presidente) sono una specie di summa micidiale della frode politica: voti comprati, fake news, minacce. La slealtà e la menzogna come metodo ordinario per far collassare una fragile democrazia scoraggiando, in primo luogo, ogni spinta europeista, e riaffermando l’egemonia e il controllo dell’impero confinante: la Russia di Putin. Che la presidente uscente, Maia Sandu, sia riuscita a spuntare, per un soffio, la vittoria al referendum, e si presenti in testa al ballottaggio per la sua rielezione, è quasi un miracolo. Con quell’avversario non si combatte ad armi pari: è come affrontare con il fioretto uno armato di bazooka.
Capita anche ai democratici, come è noto, di mentire. Ma non di farlo come prassi ordinaria, come metodo costante.
In democrazia viviamo la bugia come dolo o come errore, non come Seconda Realtà da sovrapporre a quella in corso, per cancellarla. Per schiacciarla. Vale anche per Trump versus Harris, il primo è un bugiardo strutturale ma non vive le sue bugie come tali: le considera una verità più vera, dunque un’arma del tutto lecita.
E dunque, che devono fare i democratici?
Rassegnarsi a dire per tutta la vita, come un disco inceppato, “non è vero”, e ripeterlo continuamente, come se il loro compito non fosse più cambiare in meglio la realtà, ma difenderne la pura e semplice esistenza? Si può fare politica dicendo “non è vero” ogni due secondi?
Non sarà che, spendendo ogni energia per smascherare gli imbroglioni e sbugiardare i prepotenti, ci si dimentica di immaginare un futuro migliore, e ci si schiera a riccio in difesa del presente?
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