Infierire non è elegante
DI MICHELE SERRA
Sarebbe meglio un poco di fairplay , da parte dei politici di opposizione, quando commentano i flop della Rai.
Si tratta pur sempre di esprimere giudizi su un lavoro che non conoscono, e sul rischio professionale altrui. Come si usa dire proprio nel gergo politico, servirebbe discontinuità: è da decenni che emeriti fessi, solo perché sono deputati o senatori, passano il loro tempo a soppesare palinsesti, sputare sentenze ed emettere comunicati su questo o quel programma, questo o quel conduttore. Di televisione non capiscono un’acca. Non saprebbero neanche dire correttamente “signore e signori buonasera”. Eppure il commentino acido, o la tirata indignata, del politico di turno sulla Rai, è un vero e proprio classico. Abitudine greve e indelicata, puro tifo politico applicato alla televisione, scavalcamento del ruolo e delle competenze professionali di chi alla Rai ci lavora, e quando va in onda mette in gioco se stesso e il proprio lavoro.
Non fa eccezione il catastrofico ascolto, su Raidue, di Antonino Monteleone, giovane meloniano proiettato in video forse incautamente. Un sobrio “no comment”, se richiesti di un’opinione nel merito, basterebbe e avanzerebbe. Chiedere dimissioni, oscuramenti, autodafé non è cosa che compete a chi fa un altro mestiere, che è la politica. Lo fece la destra contro trasmissioni di grande successo, farlo ora contro trasmissioni di grande insuccesso è un’aggravante: la nuova governance della Rai sa come farsi del male da sola, infierire non è elegante.
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