La riunione Brics, esempio di cooperazione globale
DI ELENA BASILE
Nell’indifferenza della stampa occidentale, ha avuto luogo a Kazan, sotto la presidenza russa, il XVI vertice dei Brics che ha riunito i membri fondatori (Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica), i nuovi membri a partire dal 1º gennaio 2024 (Egitto, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Iran, Etiopia), i partner sulla via dell’adesione (Cuba, Bolivia, Indonesia, Malesia, Thailandia, Vietnam, Algeria, Nigeria, Uganda, Turchia, Bielorussia, Kazakistan, Uzbekistan) e tanti altri paesi rappresentativi del cosiddetto “resto del mondo”. Il Segretario generale dell’Onu ha partecipato. L’Anp, in rappresentanza dello Stato di Palestina, era presente. I Brics rappresentano il 40% della popolazione mondiale e il 37% del Pil mondiale. Si è trattato di un evento storico che ha riunito i rappresentanti di civiltà millenarie: l’Egitto, l’Iran discendente dalla Persia, la Cina, l’Etiopia… Allo spirito suprematistico dell’uomo bianco, i Brics oppongono il dialogo interculturale in una paritaria diversità. I rappresentanti dei produttori di petrolio Arabia Saudita, Emirati, Iran, Russia, Nigeria, Algeria, cooperano in uno stesso foro. I principali Paesi africani che da tempo bussano alle porte dell’Onu come Sudafrica, Nigeria, Uganda sono candidati alla membership. Paesi sotto embargo statunitense come Cuba e Venezuela hanno la possibilità di affrancarsi dal ricatto di Washington grazie a una rete di alleanze. L’Indonesia, Paese di 240 milioni di abitanti, strategico per la politica di contenimento statunitense della Cina, e la Turchia, paese membro della Nato, dimostrano di rivendicare un’autonomia in politica estera dai diktat imperiali basata sull’interesse nazionale. L’assenza del sovrano saudita, impegnato in un incontro col Segretario di Stato Blinken, e il fatto che l’Arabia Saudita non abbia completato l’iter di adesione, hanno fatto supporre a molti osservatori pressioni fortissime di Washington su Riad al fine di evitare l’adesione ai Brics. Secondo alcuni analisti, gli attentati terroristici dei curdi, ormai pilotati dagli Stati Uniti contro la Turchia, costituirebbero il disperato ricorso alla violenza di un impero in declino per richiamare all’ordine un membro dell’Alleanza atlantica. Si potrebbe fare una facile ironia sulla retorica occidentale relativa alla mitica libera scelta di Kiev di entrare nella Nato.
Come l’impero inglese nel suo intento di scalzare l’impero olandese nel Diciannovesimo secolo e quello americano in grado di spodestare nel Ventesimo il Regno Unito. I Brics costruiscono la loro potenza puntando sullo sviluppo economico, manifatturiero e tecnologico, guardando alla Cina, in grado di liberare dalla povertà 800 milioni di persone in soli 40 anni, come un esempio. Puntano sulla interconnettività e le reti di trasporti marittimi, le dinamiche portuali, la cooperazione energetica. Considerano la Via della Seta cinese un progetto pieno di opportunità. Hanno creato una Borsa del grano e sono in programma le Borse dei prodotti petroliferi e di altri metalli. Infine, cercano di stabilire una finanza indipendente creando banche proprie, un sistema di pagamenti alternativo allo Swift, incentivano il commercio bilaterale in monete nazionali, studiano la possibilità di realizzare piattaforme digitali alternative. Escludono infine la moneta unica consapevoli che essa è espressione di convergenze economiche oggi ancora lontane tra economie differenti. Non seguono in altre parole il cattivo esempio dell’euro. Preferiscono alla moneta privilegio di un singolo Stato, come il dollaro, un sistema più equilibrato basato sull’ancoraggio a materie prime come l’oro, e sulle compensazioni ideate da Keynes col modello Bankor.
La presidenza russa ha evitato di porre in agenda il conflitto russo-ucraino e di forzare il sostegno dei membri Brics alla postura di Mosca nella guerra. Si è invece perorata la riforma delle Nazioni Unite al fine di dare agli emergenti il ruolo che l’Occidente collettivo ha negato negli anni. Contro le regole create a proprio piacimento dall’unipolarismo Usa, i Brics si appellano al multilateralismo basato su parametri oggettivi, espressione della volontà comune, della mediazione tra interessi differenti. Il Segretario dell’Onu non poteva mancare a una riunione di tale portata. Particolarmente sgradevole è stato l’attacco a Guterres da parte di una certa stampa occidentale. Il politico portoghese, ex primo ministro famoso in patria per le sue posizioni moderate e inclini al compromesso, in qualità di Segretario Onu ha cercato di assolvere ai suoi compiti senza appiattirsi acriticamente sulle posizioni occidentali. A dire la verità ha fatto il minimo. Ma questo è bastato alla classe di servizio per condannarlo e accusarlo di filo-putinismo e di plaudire alla vergognosa decisione israeliana di considerarlo persona non grata.
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