domenica 3 settembre 2023

Amato e la verità

 

La scuola dei buoni
di Marco Travaglio
Le rivelazioni di Giuliano Amato a Repubblica sulla strage di Ustica non rivelano nulla che Amato e altri non avessero già rivelato, pur tra mille contraddizioni e amnesie. Ma rivelano molto su Amato, una scatola nera vivente che digerisce tutto, e sulla terrificante classe politica anni 80-90 che qualche buontempone osa pure rimpiangere. E soprattutto sono un utile promemoria sulla Nato “difensiva” dei “buoni”, che gli stessi umoristi ancora contrappongono alle autocrazie cattive: quelle che invadono Paesi vicini, violano l’autodeterminazione dei popoli, usano la strage e il delitto politico per eliminare nemici, rivali e testimoni pericolosi. L’ultima barzelletta è che noi “buoni” non abbatteremmo mai un aereo per far fuori un Prigozhin con altre nove persone. Infatti Amato conferma che i buoni francesi, coperti da 43 anni di silenzio complice dei buoni italiani e dei buoni americani, abbatterono con un missile un aereo di linea sterminando 81 innocenti (manco un Prigozhin, per dire) per “far fuori Gheddafi” (che doveva essere su un altro velivolo e invece non c’era perché forse l’aveva avvertito il nostro governo). E questo fa buon peso con tutte le altre stragi organizzate e/o coperte da funzionari dello Stato e/o della Nato, con un bilancio di vittime civili e inermi sempre approssimato per difetto: perché non calcola la scia di morti misteriose che seguiva ogni eccidio, decimando i testimoni o i complici che avrebbero potuto parlare. Gaspare Pisciotta, suicidato all’Ucciardone con un caffè alla stricnina, come altri 10 depositari dei segreti di Portella della Ginestra morti in circostanze misteriose. Il “nero” Ermanno Buzzi, strangolato in carcere dopo la condanna in primo grado per Piazza della Loggia. Il boss Nino Gioè, coinvolto nella strage di Capaci e morto “suicida” a Rebibbia dopo le strane visite di uomini dei Servizi. Luigi Ilardo, il boss di Enna ammazzato subito dopo aver annunciato l’intenzione di collaborare, grazie a una soffiata istituzionale a Cosa Nostra.
Ustica fa storia a sé, perché oltre agli 81 passeggeri del Dc9 ha mietuto molte altre vittime: il giudice Rosario priore, nella sentenza-ordinanza del 1999, conta 12 “morti sospette” di persone che sapevano qualcosa degli abbattimenti dell’aereo Itavia o del Mig libico caduto in Sila 20 giorni dopo, ma non arrivarono all’interrogatorio per malaugurate coincidenze. Ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica o addetti a centri radaristici e missioni di volo: due morti nel disastro di Ramstein, uno in un’altra sciagura aerea, due in incidenti stradali, tre impiccati, due vittime di omicidi, uno d’infarto. Sarebbe bello avere qualcosa da insegnare a Putin: purtroppo gli abbiamo già insegnato tutto. E ha imparato benissimo, ma senza superare i maestri.

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