sabato 30 settembre 2023

L'Amaca

 

Il provino sbagliato
DI MICHELE SERRA
Non si sa più da che parte cominciare, anzi ricominciare, per rimettere un poco di ordine nel settore delle “discriminazioni” su basi fisica. Si leggono cose sensate (poche) e cose assurde (molte).
Nella seconda categoria eccelle — come stupirsi — l’America.
Esempio di cosa sensata, ovvero di effettiva discriminazione su basi fisiche, sarebbe il rifiuto di assumere un giardiniere o un’avvocata o un barman perché sovrappeso: l’aspetto fisico non c’entra niente con la mansione che devi svolgere, dunque, se hai le attitudini professionali richieste, non assumerti è gravemente discriminatorio. Ma se al provino dove si cerca la protagonista di un balletto sulla vita di Nadia Comaneci dovesse presentarsi una danzatrice attorno al quintale; o se per un casting dove si cercano attori per un film d’azione mi presentassi io, che ormai corro i cento metri in un quarto d’ora e con un bicchiere di vino rosso in mano, e venissimo entrambi respinti, non si tratterebbe di discriminazione. Saremmo noi due, la danzatrice e il sottoscritto, ad avere sbagliato provino.
Non tutti possiamo fare tutto. L’elenco delle cose che mi sarebbe molto piaciuto fare e non ho fatto è molto più lungo di quelle che sono riuscito a fare. Questo può anche essere frustrante, ma è un richiamo alla realtà della condizione umana, che è transeunte e imperfetta. L’età, la forma fisica (nel cinema anche l’aspetto fisico) contano, e incidono. Proprio perché i casi di discriminazione, di dileggio, di esclusione, di abusi dei “normali” contro i fuori-norma sono tanti, e spesso crudeli, bisogna sgomberare il campo dall’equivoco che rischia di rendere insensata una materia (il diritto al rispetto) che è invece fondamentale.
L’equivoco è ignorare i propri limiti.

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