Quei roghi già accesi
DI MICHELE SERRA
Per quanto piccola, è davvero triste la folla inquisitrice che, a Venezia, ha invocato la cacciata dello “stupratore” Woody Allen, mai condannato per violenze o molestie sessuali. Tanto è rovente e dolorosa, quella materia, tanto odioso e controproducente è il suo uso facilone e sommario, l’urlo che accusa senza conoscere, lo stigma affibbiato senza esitare. Neppure un colpevole riconosciuto merita quegli strilli sguaiati, quell’odio che scempia i volti. Perché dunque deve subirli un non colpevole?
Ne abbiamo le scatole piene dei fanatici. Ci ammorbano la vita dalla notte dei tempi, le torme dei linciatori, i bigotti furibondi, i fan di forche e patiboli, i giudici autonominati che escono di casa con la sentenza già in tasca, i puri che si nutrono della persecuzione degli impuri. Sono le stesse, eterne folle orrende e ridicole che salgono al castello con torce e forconi per bruciare Dracula, e in assenza di Dracula hanno optato per altri bersagli, a conferma del fatto che l’importante non è chi appendere all’albero della colpa, ma il gesto di appendere in quanto tale. Il piacere di farlo. Ieri linciavano l’eretico o la strega, oggi il molestatore non importa se presunto, domani chissà. Toccherà ad altri peccati, perché è chiaro a tutti, ormai, che questo è il tasto sul quale si batte: il peccato, la colpa, la macchia da cancellare.
Niente di buono, e nemmeno di decente, è mai sortito dalle insorgenze dei purificatori. Quando lo capiremo, sarà sempre troppo tardi per tornare indietro, e i roghi saranno già accesi.
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