mercoledì 7 giugno 2023

L'Amaca

 

Quando la nera diventa grigia
DI MICHELE SERRA
Impagnatiello mi insegue.
Sui giornali, nei telegiornali, sui siti dei giornali, Impagnatiello non dà tregua. Giro la pagina, cambio canale, faccio scorrere titoli e fotografie sul mio video e Impagnatiello c’è sempre. Ovunque. Da giorni. Non riesco a liberarmene.
Forse se si fosse chiamato Rossi l’eco del suo nome sarebbe meno prolungata. Il coltello, il temperino, il compagno di cella, i sacchi della pattumiera, il forno, quello che c’era sopra il forno, l’avvocato, la mamma, la casa di Senago, i vicini di casa di Senago, i cassonetti di Senago (visti nei telegiornali decine di volte, anche come notizia di apertura: Impagnatiello che va verso i cassonetti, Impagnatiello che si allontana dai cassonetti, perché non candidarli al David per la migliore scenografia?). Tutti i dettagli minimi, nessuno escluso, di un delitto violento e idiota, senza mistero alcuno. Il colpevole è reo confesso, è stato lui, l’è sta’ lu, come si dice a Senago. Non c’è alcuna ragione da “giallo classico” — chi sarà mai l’assassino? — a reggere il peso delle tonnellate di Impagnatiello che ci sovrastano.
La “nera” è un genere nobile del giornalismo. Anche della letteratura.
Sono i regimi che censurano le notizie di nera. Dunque, viva la nera. Ma in questo dosaggio esorbitante non è più nemmeno nera, nell’alluvione mediatica si stempera e si scolora, è a malapena un grigio pallido. Nessuna sensazione forte può durare per giorni. Dopo un po’ non è più forte, anzi non è più nemmeno una sensazione. È una forma, ennesima, dell’indifferenza.

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