martedì 4 aprile 2023

Ah la storia recente!

 

In Tunisia Tajani, Meloni & C. stanno solo rafforzando la dittatura di Saied
di Alessandro Orsini
Ciò che il governo Meloni e il Pd stanno combinando in Tunisia dev’essere chiarito. Inizierò dal fatto politico centrale: la Tunisia, unico Paese in cui la Primavera araba aveva stabilito una democrazia premiata con il Nobel per la Pace nel 2015, si sta trasformando in una dittatura. Il processo avanza e abbiamo poco tempo per fermarlo. Molti attivisti democratici vengono arrestati e detenuti arbitrariamente. Francia, Stati Uniti e Germania stanno facendo pressioni sul presidente, Kais Saied, affinché riprenda la rotta democratica in cambio di aiuti economici: “Soldi in cambio di democrazia”. Il 14 dicembre 2022, Saied ha avuto un duro scontro con l’amministrazione Biden sui diritti umani, di cui ha parlato Missy Ryan sul Washington Post. Ancor più importanti sono gli articoli di Sarah E. Yerkes per Foreign Affairs e l’ultimo report sulla Tunisia di Carnegie.
Il governo Meloni fa eccezione? Non è chiaro. Antonio Tajani ha rilasciato alcune dichiarazioni molto ambigue contro la Fratellanza musulmana in Tunisia, un movimento pacifico rispettoso dei diritti umani, bersagliato da Saied. Le dichiarazioni di Tajani, considerato il contesto, appaiono come una forma di sostegno alla repressione antidemocratica in corso. Da parte sua, Paolo Gentiloni si sta spendendo molto affinché il Fondo monetario internazionale dia i soldi agognati da Saied, mentre Elly Schlein tace sulla repressione in Tunisia.
Nessuno dovrebbe operare per la caduta di Saied; la Tunisia non ha bisogno di disordini così gravi. Tuttavia Schlein potrebbe chiedere almeno il rilascio dei prigionieri politici, iniziando da Shaima Issa, madre e studiosa di quarant’anni, una femminista politicamente indipendente che ha accusato Saied di avere condotto un colpo di Stato. Poetessa e autrice di un libro su Islam e genere sessuale, Shaima Issa è stata arrestata il 22 febbraio con altre donne democratiche per “cospirazione contro lo Stato”, cioè per avere criticato Saied, che l’ha accusata senza prove di essere una “terrorista”. Se a Schlein non fosse possibile chiedere la sua liberazione, il ministro Tajani potrebbe almeno astenersi dal rilasciare dichiarazioni contro le forze democratiche della Tunisia. Queste sono state le parole testuali di Tajani: “Non possiamo abbandonare la Tunisia, altrimenti rischiamo di avere i Fratelli musulmani che rischiano di creare instabilità. Non ci possiamo permettere l’islamizzazione del Mediterraneo”. Questa rappresentazione dei fatti è molto discutibile giacché la Fratellanza musulmana in Tunisia, incarnata da Ennahda, un partito che si è paragonato alla Democrazia cristiana, non rappresenta alcuna minaccia per l’islamizzazione del Mediterraneo.
Qui si confondono le acque: il vero pericolo per la libertà del Mediterraneo sono le dittature laiche appoggiate dal blocco occidentale e non le forze musulmane moderate, tolleranti e democratiche. Come spesso accade, quando i leader europei devono nascondere il loro appoggio alle dittature, siano esse in Egitto o in Tunisia, agitano lo spettro inesistente dell’islamismo come se fosse un fatto assurdo che nei Paesi musulmani ci siano partiti islamici. Da qualunque prospettiva si guardi il problema, la domanda resta: perché nessuna forza politica italiana di opposizione chiede il rilascio dei tunisini democratici, laici o musulmani che siano? È grave che Tajani non lo chieda; è ancor più grave che la richiesta non venga dal Pd, principale partito di opposizione che ha la democrazia nel proprio nome. La domanda che tutti i partiti italiani dovrebbero porsi è questa: “La Tunisia si sta trasformando in una dittatura. Stiamo facendo qualcosa per impedirlo?”.

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