I moderati moderino le parole
DI MICHELE SERRA
Il senatore Borghi lascia il Pd e va a rinforzare il drappello dei renziani. Che grazie al suo arrivo potrà formare il gruppo parlamentare in Senato. Secondo le vigenti regole ne ha tutto il diritto — anche se non è mai elegante farsi eleggere con i voti di un partito e poi andarsene in un altro. Ma quando, in un’intervista aRepubblica, spiega di andarsene perché il Pd a guida Schlein è un partito massimalista, «figlio della cancel cultureamericana», ha il dovere di indicare ai lettori, e agli elettori, quali prese di posizione, o progetti di legge, o punti programmatici giustifichino un’accusa così grave, essendo lacancel culture americana una manifestazione di intolleranza bigotta della quale, fin qui, in Europa e in particolare in Italia, non si è vista traccia significativa.
Al suo intervistatore Antonio Fraschilla, che giustamente gli chiede: ci fa degli esempi?, Borghi non può che rispondere, evasivamente, «io noto soprattutto i silenzi». Che, con rispetto parlando, non vuol dire un tubo: né in politica né in qualunque ambito dove sia richiesto di motivare le proprie opinioni sulla base dei fatti.
La politica fatta a spanne non è da persone serie, e poiché Borghi ne ha fama, e per giunta alla politica dei diritti affianca (e fa benissimo) quella dei doveri, beh il primo dovere di un politico è non incrementare il numero già altissimo di parole a vanvera che istupidiscono la vita pubblica. Che i renziani vadano con Renzi è comprensibile, ed è perfino un elemento di chiarezza. Che lo facciano perché Schlein è «figlia dellacancel culture », beh, francamente, è un pretesto ridicolo. Trovino altre formule, più consone ai moderati, dunque meno fanatiche.
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