Ambiente, chi reprime il dito non vede la luna in estinzione
“IMBRATTATORI” E TOLLERANZA ZERO - Hanno capito che il patrimonio culturale è piegato al modello economico che lo distruggerà. Punirli per questo significa dar loro due volte ragione
DI TOMASO MONTANARI
“Elly Schlein ha detto che chi imbratta i palazzi delle istituzioni va ascoltato perché chiede di ascoltare la scienza. Chi ha imbrattato Palazzo Vecchio non è un seguace della scienza: è un vandalo che fa del male alla cultura, alla bellezza, all’identità di un popolo. Chi vandalizza l’arte non merita di essere ascoltato: merita di essere punito” (tweet di Matteo Renzi, 21 marzo). Non delude mai il nostro Lawrenzi d’Arabia: ha sempre, infallibilmente, torto. E sempre da destra. E la destra – quella nera – è con lui. Il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge sulle Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici. Non sono i sei anni di galera che avrebbe voluto qualche altro sansepolcrista, ma “solo” multe fino a 60.000 euro. Di fronte alle campagne culturali e politiche di una generazione che a ragione si definisce l’ultima (fondandosi su evidenze scientifiche rigettate solo da terrapiattisti al soldo dei padroni del vapore), la risposta di tutte le destre italiane è solo una: repressione! Ed è inquietante che anche una parte della magistratura alimenti questo clima di caccia alle streghe, contestando nientemeno che l’associazione a delinquere a chi si associa per ricordarci che siamo vicinissimi alla catastrofe ambientale.
Rispondendo al sopracitato tweet del noto leader saudita, l’account twitter “Jet dei ricchi” (che stima l’impatto ambientale dei voli privati dei ricchi) ha chiesto: “Invece cosa merita chi vandalizza l’ambiente?”. Questo è il punto: la repressione mira a spezzare il dito, ignorando la luna che esso indica. E quella luna è la prossima auto-estinzione dell’umanità. A lor signori non interessa cosa capiterà a Venezia con l’innalzamento del livello dei mari, né cosa succederà alle tavole medioevali delle chiese quando (nel 2050: domani) la temperatura di Milano sarà quella che oggi è a Marrakech. No: il vandalismo sarebbe la vernice lavabile! E sconcerta che anche la benemerita Italia Nostra sia caduta nella trappola, inneggiando ciecamente alla repressione (nessuno può parlare per i morti, ma scommetto che se Antonio Cederna fosse vivo restituirebbe la tessera). “Jet dei ricchi” ha tracciato la pazzesca rete di voli privati che ha scarrozzato riccastri di tutta Italia a Vinitaly: c’è anche chi ha volato a Verona da Milano, Venezia e addirittura da Brescia. Un’orgia di esibizionismo e di ostentata incoscienza ambientale: quale multa dovrebbe colpirne i protagonisti? D’altra parte, se a Vinitaly ci sono anche i piccoli eroi che fanno vini straordinari custodendo paesaggi e ambienti non meno straordinari, la parte del leone la fanno i colossi che non di rado compiono devastanti speculazioni che massacrano paesaggio e ambiente. Come è noto il ministero della Cultura (lo stesso che ha proposto la repressione contro gli attivisti del clima) ha ritenuto di deportare il Bacco di Caravaggio proprio a Vinitaly. E dunque chi è che “destina i beni culturali… ad un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico” (così il disegno di legge)? Chi li usa (lasciandoli incolumi) per una campagna civile dall’indubbio valore scientifico, o chi ne abusa per legittimare il modello economico che porta l’ambiente (e con esso il patrimonio storico e artistico, all’ambiente inestricabilmente fuso) alla rovina? Allora, spero che la prevista sanzione amministrativa “del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 40.000” venga tosto inflitta a direttori generali e direttori di museo che sistematicamente destinano le loro opere “ad un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico”. Un altro articolo prevede che “chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è̀ punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 20.000 a euro 60.000”. È assai discutibile che chi usa vernice lavabile su beni culturali ricada in questa fattispecie: vedremo che succederà in tribunale. Molto meno discutibile è che vi ricadano coloro (vescovi, parroci, dirigenti del Fondo edifici di culto, soprintendenti…) che non rendono fruibili le chiese storiche, tenendole chiuse a centinaia. O coloro che non restaurano e rendono di nuovo fruibili i beni culturali terremotati. O coloro che tengono chiusi archivi e biblioteche. Questa vasta associazione a delinquere sarà finalmente punita? Metteremmo un cero a santa Eteronegesi dei Fini!
Sappiamo bene che il nostro patrimonio culturale è in gran parte abbandonato e negato. E in un’altra parte piegato ad una economia estrattiva (il “petrolio d’Italia”!) che privatizza gli utili e socializza le perdite. Ecco perché i ragazzi e le ragazze di Ultima generazione hanno scelto bene: mentre altri abusano del patrimonio per estrarne soldi e potere, loro lo usano per destarci dal torpore. Punirli per questo significa dar loro doppiamente ragione.
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