Il Rinascimento degli animali
DI MICHELE SERRA
Il Corpo Forestale dello Stato venne soppresso nel 2016 dal governo Renzi, e accorpato all’Arma dei Carabinieri.
Avvenne per ragioni di “razionalizzazione” e risparmio. Forse pesò il fatto che in due Regioni (Calabria e Sicilia) i forestali fossero molto numerosi e nonostante questo le foreste patissero l’assalto indisturbato dei piromani.
Fatto sta che quella decisione, alla luce dei fatti, si è rivelata cieca e sbagliata. Come ha scritto Paolo Cognetti su questo giornale, quel Corpo andava piuttosto potenziato, a fronte dell’impressionante prosperare dei boschi e della fauna selvatica, quasi estinta alla metà del secolo scorso; e quasi rasi al suolo i boschi per riscaldare le case di un Paese povero e arretrato. Provate a confrontare due fotografie della stessa valle alpina o appenninica nel Dopoguerra e ai nostri giorni, e vi sembrerà di vedere un Paese calvo che ha rimesso i capelli.
Scrivo da anni, forse da decenni, che abbiamo rimosso quasi del tutto la cognizione stessa della natura, e non è un problema astratto: significa che abbiamo rimosso la cognizione del nostro territorio (un terzo è boschivo, due terzi montani).
Due soli agenti della Forestale (bravissimi: ma due) dovrebbero custodire, in teoria, la vallata dove abito e quella accanto. Un territorio enorme, nel quale lupi, cinghiali, caprioli e cervi vivono, grazie al progressivo ritiro dell’uomo, un loro Rinascimento. Disse Marco Paolini: siamo un Paese di montagna convinto di essere un Paese di pianura. Il lungo itinerario di parole e di passi di Paolo Rumiz dice lo stesso.
L’orso del Trentino è uscito da quel vuoto.
Pensavamo che “moderno” volesse dire sterilizzato, neutralizzato, ma non è così, davvero non è così. La Guardia Forestale ci servirebbe molto. Molto più di prima.
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