Favorire i viventi
DI MICHELE SERRA
La domanda “perché in Italia si fanno pochi bambini?” è interessante e importante, ma diventa odiosa se usata come una specie di rampogna morale. Le varie mance governative promesse direttamente a chi mostra il pupo alla Patria discriminano chi sceglie di non avere figli (e magari ha trovato altri modi per rendersi utile agli altri), così come chi non riesce ad averne.
Peggio ancora se un ministro dissennato include le nascite “indigene” in una specie di derby tra bianchi e neri.
La sola cosa che una società benestante può fare, se vuole favorire le nascite, è favorire i viventi. Battersi per alzare i salari, contenere gli affitti e costruire un Welfare solido, che aiuti i genitori, specie le madri, a non sentirsi soli. Più nidi, più scuole materne, città più verdi e sicure, strutture sanitarie pubbliche preparate e sollecite, estensione del concetto di “famiglia” a persone conviventi e solidali, a chiunque voglia volersi bene e in mezzo a quel bene allevare qualcuno. Che altro?
Beh, qualcos’altro ci sarebbe, anche se non è facile definirlo. Diciamo: un clima più gentile e più allegro, per esempio, come capita di trovare in Paesi più poveri eppure meno ingrugniti del nostro. Lo stato psicologico di una comunità incide sulla vita degli individui, li rasserena o li deprime, li rassicura o li allarma. La voce della nostra politica, complessivamente stizzita, aggressiva, mai rilassata, raramente capace di mitezza e di speranza, sembra lo specchio di un popolo di incazzati, con i media che fanno eco a ogni imprecazione come se fosse un discorso di Gandhi.
Non viene voglia di nascere in un Paese nel quale si litiga già attorno ai neonati.
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