Taci, la Tesla ti ascolta!
DI MICHELE SERRA
Per centinaia di generazioni la grande maggioranza degli uomini ha avuto la certezza di vivere sotto lo sguardo di Dio, così che nessuna delle proprie azioni potesse sfuggire al suo vaglio. Il celebre “Dio ti guarda, Stalin no”, slogan della Dc nella sua vittoriosa campagna elettorale del 1948, è un’applicazione un po’ terra terra, e però efficace, della soggezione umana nei confronti di un superpotere divino che nemmeno il più intrusivo e dispotico dei poteri politici potrà mai illudersi di emulare.
Ma poi, a mettere in riga Dio e Stalin, occupando trionfalmente il primo gradino del podio, è arrivata la tecnologia, che di noi sa davvero tutto, in tempo reale, e non per giudicarci (l’etica è un’usanza desueta) ma per comprarci e venderci. I vari garanti della privacy sono nobili cavalieri di una causa persa. Li ammiro, ma credo non abbiano speranze.
Così capita che in America alcuni proprietari di Tesla (l’automobile) si siano accorti che Tesla (l’azienda) li spiava a bordo della propria macchina, mentre facevano le cose che ognuno di noi fa e dice quando è in macchina, sentendosi in un guscio protetto, in una nicchia privata. Questi automobilisti si sono molto arrabbiati a faranno causa a Tesla — in America ci sono più avvocati che americani. Ma la loro è, comunque vada, una rivolta inutile. La fitta rete di dispositivi che ci circonda di noi sa tutto.
Ci siamo consegnati a loro mani e piedi.
La via d’uscita è una sola: comportarci come se fossimo soli (per esempio, continuando a metterci le dita nel naso in macchina) e fare finta di niente. Nel 1948, del resto, avrei votato Fronte Popolare anche se Dio mi guardava.
Figurarsi quanto me ne può importare se mi guarda Elon Musk.
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