mercoledì 22 febbraio 2023

Anto'!

 

Il cazzeggio atomico della stampa
di Antonio Padellaro
Nello strepitoso film Don’t Look Up i due scienziati Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence cercano disperatamente di convincere la riottosa presidente degli Stati Uniti, Meryl Streep, che la Terra non potrà sopravvivere all’imminente impatto con un gigantesco asteroide. “Questa cosa accadrà sicuramente, al 99,78 per cento per l’esattezza”, dicono. “Oh bene, allora non è al cento per cento”, replica sollevata la donna più potente del mondo. È un dialogo che viene in mente a leggere sui giornali dell’intenzione del governo Meloni di cedere a Zelensky un numero imprecisato di caccia bombardieri. Così, tranquillamente, come se si trattasse di una spedizione di macchinari agricoli e non di un drammatico salto di qualità dell’impegno militare italiano in Ucraina. Di fatto un ingresso in guerra contro Putin impossibile da camuffare. “Pronti a inviare gli Amx, non gli F-16”, ci rassicura il viceministro degli Esteri di FdI, Edmondo Cirielli, cosicché nella impaginazione delle notizie un po’ ci si confonde tra impiego degli F-16 e degli F24. Che è, invece, il modello tributario utile per risolvere il problema dei crediti incagliati da superbonus edilizi ma che, purtroppo, non serve a sganciare bombe.
Dopo i virologi faidate e la guida a dispense “Diventa anche tu Lucio Caracciolo” sul mercato dell’informazione da cazzeggio irrompe adesso la mappa del Risiko nucleare, completa di obiettivi da centrare con ordigni tattici di ultima generazione. Tattico è un aggettivo che va per la maggiore molto adoperato come emolliente psicologico qualora il discorso sfiorasse il pericolo di un conflitto atomico. Insomma: stiamo per annientarti ma soltanto un pochino. Infatti, una bomba tattica di media portata potrebbe provocare un’apocalisse fino a dieci volte superiore a quella generata dall’ordigno sganciato su Hiroshima. Cosicché è difficile non allarmarsi quando leggiamo su La Stampa il titolo: “Al Davide ucraino serve subito la fionda Nato”. Difficile infatti non chiedersi se dietro l’espressione “fionda Nato” si nasconda qualcosa di tatticamente inquietante (convinti che l’autrice dell’articolo, la politologa Nathalie Tocci, non farebbe male a una mosca ma forse a Mosca sì). Infine, per chi non l’avesse ancora visto, non riveleremo il finale di Don’t Look Up, ma soltanto una scena nella quale l’ottuso colonnello suprematista Ben Drask (un grande Ron Perlman), perso per perso, esplode contro la cometa che sta per schiantarsi, al cento per cento, nel giardino di casa un paio di pistolettate. Tattiche, s’intende.

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