domenica 15 maggio 2022

L'Amaca

 

Come taniche vuote
DI MICHELE SERRA
Di tutte le notizie di guerra, molte delle quali di infernale brutalità, questa dei cadaveri dei soldati russi lasciati a terra come taniche vuote, e non reclamati da Mosca, è forse la più crudele. Non ci fossero numerose testimonianze dirette, di molte fonti diverse, si stenterebbe a credere che per davvero si possa compiere un simile tradimento dei propri figli. Perché di questo si tratta: ragazzi di vent’anni mandati a morire dai loro padri e dimenticati nella polvere e nel fango. Riportare in patria quei corpi, e consegnarli alle famiglie, significherebbe ammettere che i morti russi sono molte migliaia, forse dieci volte più delle cifre ufficiali.
La cura dei morti è antica come la civiltà umana. Esprime pietà per chi abbandona la vita e contiene, al tempo stesso, la speranza che il viaggio continui in un altro mondo.
Soprattutto per questo in tutte le culture le pratiche di sepoltura sono così accurate: è un lungo viaggio, e ci si deve presentare in ordine.
Specialmente per chi ha fede, o dice di averla, abbandonare ai corvi e ai topi un cadavere è un sacrilegio. Chissà se ha qualcosa da dire in proposito il patriarca Cirillo, ammesso che trovi il tempo, tra una benedizione della guerra «in difesa dei valori tradizionali» e una maledizione dell’Occidente corrotto, di fare finalmente il prete, e ricordarsi di portare i sacramenti ai defunti, e dare loro sepoltura.
Perché quei cadaveri abbandonati fanno pensare, inevitabilmente, che dei valori tradizionali, ai capi della Russia, non importi un bel niente. Paradossale che tocchi a noi miscredenti ricordare al patriarca il suo mestiere.

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