giovedì 5 maggio 2022

L'Amaca

 

La libertà dello sciacallo

DI MICHELE SERRA

Ormai, nel girovagare quotidiano tra le notizie online, faccio lo slalom (un percorso accurato, caparbio) per evitare i tanti video di scontri verbali, polemiche insolenti, risse televisive. È un genere che già in tempi normali umilia e disgusta, ma adesso che la morte e il dolore hanno una evidenza quotidiana, questi rissanti a rischio zero mi sembrano i parassiti di una tragedia molto più grande di loro, in groppa alla quale provare il brivido della storia restando però bene al riparo dai suoi colpi.

Cerco anche di limitare il dosaggio delle immagini di guerra — ben altro format — perché vederne troppe mi fa sembrare osceno il consumo compulsivo della morte altrui, e le mutilazioni, le case diroccate, le città sventrate. Cerco scampo, come in un riparo di fortuna, nei rari luoghi immuni dalla guerra e dal dibattito sulla guerra. Le notizie sulla natura, per esempio: non me ne perdo una.

Ieri ho visto tre volte il filmato dello sciacallo dorato ricomparso da qualche anno in Italia (proveniente da Est) e da qualche mese stabile nell’Appennino Parmense, dove è stato ripreso da una videocamera nascosta.

Ho perfino temuto — cliccando tre volte sulla stessa notizia — di incrementare incautamente la popolarità di quel canide schivo e leggero, con il muso aguzzo del lupo e la coda gonfia della volpe, che vive bene, come molti animali selvatici, quanto più lontano da lui rimane l’uomo. Mi sono sentito sciacallo pure io prendendo atto che in certi giorni anche la mia navigazione online tende a evitare, in ogni sua forma, la presenza umana.

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