martedì 10 maggio 2022

Pareri

 

È Storia. L’immotivata espansione della Nato nell’Est Europa dal 1997
di Alessandro Orsini
Il Corriere della Sera scrive spesso che “i Paesi che entrarono nella Nato lo fecero perché i loro cittadini volevano essere protetti dalle possibili minacce di un eventuale, risorgente, imperialismo russo”. In realtà, quando, nel 1997, Albright, Segretaria di Stato americana, avviò il processo di integrazione nella Nato di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, la Russia era in ginocchio e la minaccia del suo imperialismo era inesistente. L’affermazione secondo cui quei tre Paesi entrarono nella Nato per proteggersi dal pericolo di un’invasione da parte della Russia viene continuamente esibita nel dibattito politico in Italia senza prove.
Nell’agosto 1991, un colpo di Stato aveva cercato di rovesciare Gorbaciov; il 4 ottobre 1993 Eltsin fece bombardare la Casa Bianca della Russia, sede del Parlamento; tra il 1994 e il 1996 la Russia ha combattuto un’estenuante guerra in Cecenia da cui uscì di fatto sconfitta e dissanguata, costretta a ritirare l’esercito nel novembre 1996. Anche a causa dei costi di quella terribile guerra, la Russia andò in bancarotta nell’agosto 1998. Nel marzo del 1999, la Nato avviò il bombardamento della Serbia, stretta alleata della Russia. Eltsin si oppose, ma la Russia era disperata e fu costretta a piegare la testa. La Nato, operando in Serbia senza l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, poneva le premesse per un’altra guerra illegale in Iraq nel 2003, anch’essa non autorizzata. Come appare evidente, nel 1997, la Russia era a pezzi e nessuno temeva uno sfondamento dei confini orientali dell’Europa da parte dell’esercito cadaverico di Mosca.
Le date sono importanti: Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca entrarono nella Nato nel 1999, ma il processo per la loro integrazione fu avviato nel 1997. La documentazione storica non lascia molti dubbi: la ragione esibita dagli atlantisti per l’integrazione di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca nella Nato può essere riassunta come segue: “È necessario integrare quei tre Paesi in una coalizione solida e stabile come la Nato per preservare l’Europa dell’Est dall’instabilità che potrebbe provenire dalla Russia”. Questo, all’epoca dei fatti, era l’argomento dominante tra gli atlantisti per giustificare il processo di integrazione e di espansione della Nato verso i confini della Russia. Nel 1997 la Casa Bianca americana non giustificava quella mossa con il pericolo di un’invasione della Russia o con la sua vocazione all’imperialismo. Tra le altre cose, nel 1997, i rapporti tra Clinton e Eltsin erano ottimi.
Alla luce della documentazione resa disponibile nel 2018 dalla Clinton Presidential Library, la rottura tra Clinton e Eltsin avvenne nel 1998, durante una telefonata tra i due, quando il presidente americano anticipò a quello russo che la Nato avrebbe bombardato la Serbia. Ne consegue che, nel 1997, quando i rapporti tra la Russia e gli Stati Uniti erano molto buoni, Albright non avrebbe potuto pensare di inglobare Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca nella Nato per proteggere quei Paesi da un’invasione russa.
L’uso della teoria critica nello studio delle relazioni internazionali è fondamentale per demistificare le narrazioni che vengono sviluppate dai governi occidentali in tempo di guerra per favorire la propaganda della Nato.

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