domenica 8 maggio 2022

Gilles

 

Quarant’anni fa l’addio al campione canadese
Villeneuve, amore senza fine “Guidava mezza macchina e volava come Nuvolari”
di Simone Monari
FORMIGINE (MODENA) – «Entrai nel parco chiuso a Imola, con due bottiglie d’acqua, felice per la doppietta Ferrari. Una era per Pironi, l’altra per Villeneuve. Che non la prese, mi guardò e mi disse: ‘Hai un pilota di m…, d’ora in poi sarà guerra». Pietro Corradini ha 75 anni e non smette di stare in officina. Dal 2017 dà una mano ad una scuderia di Formigine (Belle Epoque) specializzata nel restauro di supercar. «Entrai in Ferrari il 2 febbraio del ’70, ci sono rimasto trent’anni. Nell’82 ero il meccanico di Pironi». La rottura fra i due piloti è notissima: i meccanici Ferrari al 50° giro del Gp di San Marino misero in pista il cartello “slow”, rallentare. «Avremmo fatto meglio a scrivere di mantenere le posizioni», ammetterà tempo dopo Mauro Forghieri, che dirigeva il reparto corse, assente quel giorno per la comunione della figlia. Villeneuve rallentò, Pironi, suo compagno di scuderia, passò. IlTime l’indomani, commentando il dominio Ferrari, scrisse: «Bastano due auto per fare una corsa». Ma è come se lì fosse finito tutto.
Due settimane dopo, quel canadese dallo sguardo dolce e dal cuore impavido, cercando, con le gomme usurate, di star davanti al compagno, moriva in prova, sul circuito di Zolder. Oggi sono 40 anni esatti. In questo lembo di terra che è il cuore della motor valley, lo chiamano ancora tutti per nome, Gilles, con la g che scivola nella esse, all’emiliana. L’appeal sui ferraristi è intatto. Il ricordo va ben oltre i sei successi in F1, i 67 Gp, le 2 pole, i 7 giri veloci, i 13 podi, i 583 giri al comando. Quelli sono numeri. La magia, che permane, è un’altra cosa.
C’è il folclore, certo: la tromba che suonava più spesso del pianoforte (il padre era accordatore, di mestiere), la moglie Joanne che preparava le torte ai meccanici, loro due che durante i gran premi anziché in albergo vivevano coi figli, il cane lupo e il gatto in un motorhome piazzato sui circuiti. Poi c’è la sostanza. Il sugo, dicono qui. Il giro su tre ruote a Zandvoort, l’ala divelta a Montreal, il trionfo a Montecarlo, il primo in assoluto su una monoposto col turbo, il successo in Spagna con una vettura palesemente inferiore alla crema della F1. Imprese che Corradini ha scolpite nella memoria. «Ti faceva godere, come ancora oggi riesce a Messi, magari solo con un dribbling. Sapeva guidare mezza macchina, infatti Enzo Ferrari lo paragonava a Nuvolari che una volta ruppe il volante e usò una chiave inglese per proseguire. Gilles arrivò terzo senza un alettone, i piloti di oggi lo vogliono un grado più a destra o a sinistra, se no è un problema. Guardate la gara di Digione». Il duello con René Arnoux entrato nella letteratura della F1. «Gilles blocca la ruota esterna in appoggio, cioè in frenata, ma la curva la fa ugualmente. La morale per me è semplice: o le macchine di oggi sono delle carriole, non solo le F1, oppure lui era un fenomeno. Non si arrendeva mai. Guardate i testacoda. Gli altri frenano e spengono il motore, lui no, riparte sempre. Perché aveva una sensibilità e un controllo pazzeschi ». Può darsi l’avessero aiutato le prime corse in motoslitta, sulla neve, in Canada.
Gli aneddoti si sprecano, anche fuori dal circuito. Renata Nosetto, moglie dell’ex direttore dell’autodromo di Imola scomparso nel 2013, rammenta quella volta in elicottero: «Aveva il brevetto, ma per me Gilles non sapeva leggere le carte, s’abbassava per guardare i cartelli stradali, poi risaliva; a Imola prima di parcheggiare passò sotto il ponte del traguardo. Scesi che barcollavo. Caro Gilles, gli dissi, tu sei un gran bravo ragazzo, ma io con te non salgo più. Era quasi dispiaciuto, per lui era tutto normale ». Un’altra volta, sempre in elicottero, puntò la Ferrari di Scheckter in autostrada, scansandola all’ultimo. Si narra che quei due, amicissimi, s’alternassero alla guida della Ferrari 308 da Montecarlo, dove vivevano, a Maranello: 433 km, miglior tempo, 2 ore e 25 minuti. Anche per queste sue intemperanze non era amatissimo fra i piloti. Pochi andarono a dargli l’ultimo saluto all’ospedale di Lovanio, in Belgio. Di nuovo Corradini: «Era una F1 di vecchi marpioni e di gente che si sarebbe prostituita pur di venire alla Ferrari, ma la verità è che lui andava più forte degli altri e frenava più avanti di tutti. Quelli che lo criticano, ancora oggi, di motori non capiscono nulla». Il 12 maggio di quarant’anni fa, durante i funerali in Canada, Scheckter disse sull’altare: «Era il pilota più veloce della storia delle corse, ed era l’uomo più genuino che abbia mai conosciuto». C’è più d’un motivo, in effetti, se 40 anni dopo Gilles “vive” ancora.

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