domenica 13 dicembre 2020

L'Amaca

 

Il governo tecnico no!
di Michele Serra
In termini politici Matteo Renzi è il classico rentier, non vive di ciò che produce ma della rendita acquisita quando era ciò che non è più, ovvero il capo del Pd. È in forza di questa sua rendita che può fare il grosso, anche perché probabilmente sa che non potrà farlo oltre il 2023, quando si presenterà alle elezioni non alla guida di una corriera (scassata ma capiente) come il Pd, ma con il suo partito scooter. Rapido e giovanile, ma inadatto ai lunghi percorsi.
Dunque, se tanto ci dà tanto, Renzi spenderà fino in fondo la sua rendita per mantenere un ruolo da protagonista, il solo che gli sembri alla sua altezza. Fare cadere il governo non è la sola possibilità (potrebbe anche ritagliarsi la parte, nobile, del salvatore della Patria), ma è la più ovvia. Se fossi un bookmaker pagherei una quota bassissima a chi scommette sulla crisi di governo: Befana o Pasqua a seconda degli umori romani e anche del caso, che è sempre un attore politico importante anche se tutti fanno finta che la politica sia una scienza (accade anche nel calcio: mai nessuno che ammetta di avere vinto per caso, e accade abbastanza spesso).
La sproporzione tra il potere parlamentare di Renzi e il suo peso elettorale attuale è uno dei tanti guai di questa bizzarra legislatura. Non se ne ricordano di floride e solide (credo che il titolo “tensioni nella maggioranza” sia il più pubblicato nella storia dei giornali italiani, insieme a “l’Italia nella morsa del gelo”). Ma nemmeno se ne ricordano di così precarie e strambe, tanto da partorire due maggioranze opposte in soli due anni. Prepariamoci a dover dire, come Fantozzi che si alza dalle ultime file, “no, il governo tecnico no!”

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