domenica 20 dicembre 2020

L'Amaca

 


Rischiare ovvero vivere

di Michele Serra

In previsione dell’ampio dibattito social che si addensa nell’aria in vista delle vaccinazioni (già qualche tuono, qualche lontana folgore annunciala tempesta), è bene far presente, come unico preliminare davvero ineludibile, che il rischio zero non esiste, non è mai esistito, non esisterà mai. Non solamente in tema di vaccini (e di farmaci in senso lato); ma anche innamorandosi, viaggiando, lavorando, uscendo di casa, cucinando, facendo la doccia, svegliandosi al mattino, affacciandosi alla finestra e perfino dormendo, visto che il coccolone è in agguato anche quando fingiamo di essere morti per non dare nell’occhio. Il rischio zero non è dato: anche se rileggo cento volte questo articoletto prima di pubblicarlo, la possibilità che mi siano sfuggiti un errore, una sbavatura, una fesseria, rimane.

Posso ridurla al minimo, non eliminarla del tutto. Dal concepimento al decesso, il rischio zero non fa parte della vita. La cosa strana è che l’umanità ha sempre saputo benissimo, fino a poco tempo fa, direi pochi attimi fa, che il rischio zero non esiste. 

Poi è come se lo avesse dimenticato. Di colpo. Diecimila anni e rotti di civilizzazione hanno avuto per obiettivo (logico, giusto) minimizzare i rischi. Ora il rischio, per molti esseri umani, non è più concepibile. 
È un torto, un oltraggio, un danneggiamento doloso che ci viene inferto ingiustamente, a noi che siamo così buoni, così sani, così belli, così immortali. 

E così invece di esclamare «che culo che abbiamo!» alla notizia che il vaccino è in arrivo, e pure al galoppo, qualcuno chiede, piuttosto seccato, le garanzie di rischio zero che nessuno scienziato serio potrà mai dargli; e minaccia querela nel caso si formassero bolle e inestetismi, come diceva Vanna Marchi.

Nessun commento:

Posta un commento